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L’inquinamento acustico nei capoluoghi italiani

inquinamento_acusticoPiù del 60% dei capoluoghi (71), alla fine del 2012 ha approvato la Zonizzazione acustica del territorio comunale: l’86,4% dei capoluoghi del Centro, il 74,5% di quelli del Nord e appena il 36,2% dei comuni del Mezzogiorno. Nell’anno di riferimento non si registra alcuna nuova approvazione, anche se i comuni di Trento e Padova hanno aggiornato la precedente zonizzazione approvata rispettivamente nel 1995 e 1998. In 28 capoluoghi si è reso necessario un Piano di risanamento acustico a seguito della zonizzazione del territorio e, alla fine del 2012, lo strumento risulta già approvato nella metà dei comuni interessati. Il superamento dei limiti di attenzione (nove comuni; tra le principali realtà urbane32 Firenze) e l’impossibilità di rispettare i vincoli stabiliti per le diverse aree individuate dalla zonizzazione acustica a causa di preesistenti destinazioni d’uso del territorio (otto comuni, tra i quali Torino e Cagliari), sono le principali motivazioni per le quali si è reso necessario ricorrere a piani di risanamento. In sei casi (tra i grandi comuni Genova, Padova e Bologna) si sono verificate entrambe le situazioni, mentre in cinque città le motivazioni sono altre e principalmente riconducibili alla presenza di aree direttamente confinanti con limiti dell’inquinamento acustico che differiscono oltre una soglia di congruenza33 (tra i grandi Venezia) o alla presenza di edifici sensibili esposti ad elevati livelli di rumore derivante da traffico veicolare.
Nel 2012 sono stati effettuati nel complesso dei comuni capoluogo di provincia 9,3 interventi per misurare il rumore ogni 100 mila abitanti: l’83,1% a seguito di esposti dei cittadini e il 16,9% su iniziativa delle amministrazioni. Rispetto al 2011 si registra una tendenza all’incremento degli interventi, dovuto principalmente a quelli effettuati su richiesta dei cittadini. In più della metà degli interventi di misurazione si registra almeno un superamento dei limiti previsti dalla normativa vigente (55,6%), in diminuzione rispetto all’anno precedente (-1,9 punti percentuali) 34. Nei capoluoghi del Nord si procede in media a 10 interventi ogni 100 mila abitanti; nel Mezzogiorno e al Centro rispettivamente a 8,8 e 8,6. In quest’ultima ripartizione la quasi totalità dei controlli (98,6%) è dovuta a esposti dei cittadini, mentre nel Mezzogiorno e tra i capoluoghi del Nord lo stesso indicatore risulta pari, rispettivamente, all’83,1% e all’82%.
Un’ulteriore novità dell’edizione 2013 è la disponibilità di informazioni sulle sorgenti del rumore controllate. Nel 63,5% degli interventi effettuati durante il 2012 la fonte controllata è un’attività di servizio e/o commerciale (ad esempio discoteche, pubblici esercizi, circoli privati, ecc.), nel 13,8% dei casi è un’attività produttiva (industriale, artigianale, agricola), nel 9,2% è un’infrastruttura stradale, mentre nel 13,5% si tratta di altre sorgenti quali attività temporanee – cantieri e manifestazioni – o altre infrastrutture connesse al trasporto di passeggeri o merci (metropolitane di superficie o altre infrastrutture di trasporto collettivo su rotaia, infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, portuali ecc.).
La composizione percentuale degli interventi effettuati per tipo di sorgente controllata è differente se si analizzano i dati per ripartizione geografica. Le attività di servizio e/o commerciali sono ovunque le sorgenti più controllate: si passa, però, da circa il 70% nei comuni del Mezzogiorno e del Centro, al 56,7% nei capoluoghi del Nord. Le attività produttive sono la seconda fonte per incidenza dei controlli al Centro (19,4% degli interventi effettuati) e nel Mezzogiorno (circa 12%), mentre al Nord lo sono infrastrutture di trasporto (stradali, controllate nel 13,8% degli interventi effettuati, e altre infrastrutture connesse al trasporto di passeggeri o merci insieme alle attività temporanee, che incidono complessivamente per il 17,9% dei controlli). Nel Mezzogiorno e, ancor più, al Centro i controlli sulle infrastrutture stradali sono invece molto contenuti (pari rispettivamente al 6,7 e al 3,3% degli interventi attivati).
Nel complesso dei capoluoghi la quota più consistente di interventi con almeno un superamento dei limiti previsti dalla normativa sul rumore si rileva nei controlli effettuati su attività di servizio e/o commerciali e sulle attività produttive (rispettivamente 60,5 e 57,5% degli interventi di misura eseguiti), mentre i valori scendono al 41,2% nei controlli su infrastrutture stradali e al 35,6% sulle altre sorgenti del rumore.
Al Nord la maggiore incidenza degli interventi con superamenti accertati in più della metà dei controlli, si rileva in quelli effettuati su attività produttive e di servizio e/o commerciali, mentre nel Mezzogiorno su queste ultime e sulle infrastrutture stradali. Al Centro il superamento dei limiti si regista in più del 50% dei controlli effettuati per tutte le fonti: in particolare per le attività di servizio e/o commerciali e per le infrastrutture stradali le infrazioni emergono in quasi l’80% degli interventi.
Focalizzando l’attenzione sulle principali realtà urbane, alla fine del 2012 la Zonizzazione acustica risulta approvata in 11 comuni: Cagliari, Torino, Genova, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Verona, Roma, Napoli e Messina. Nei primi sette è emersa la necessità di predisporre un Piano di risanamento acustico. A Genova, Padova, Bologna e Firenze il piano risulta già approvato dalle rispettive amministrazioni.
In tutti i grandi capoluoghi sono stati attivati interventi di controllo dell’inquinamento acustico a seguito di segnalazione dei cittadini, mentre su iniziativa delle amministrazioni comunali sono stati eseguiti a Torino, Padova, Venezia, Genova, Bologna e Messina. Le sorgenti del rumore maggiormente controllate sono, anche tra i grandi comuni, le attività di servizio e/o commerciali (67,9% degli interventi effettuati, circa sette punti percentuali in più rispetto ai capoluoghi più piccoli).Nei grandi comuni la quota di quelli che accertano superamenti dei limiti è almeno 20 punti percentuali più elevata rispetto a quella che caratterizza i capoluoghi di dimensioni minori: 72,2% nei grandi contro il 50,6% dei piccoli per gli interventi a seguito di esposti dei cittadini; rispettivamente 62,3% e 38,7% per quelli su iniziativa delle amministrazioni.

(fonte: Istat)

 

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