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Harley Davidson, una corsa lunga centodieci anni

Chissà se mentre lavoravano in quel piccolo garage di 15 metri quadrati, nella città di Milwaukee, William Harley e Arthur Davidson potevano immaginare il successo che li avrebbe attesi di lì a qualche tempo dopo. Non lo sappiamo, fatto sta che il loro nome è, a centodieci anni esatti di distanza, legato ad uno delle icone principali della cultura popolare statunitense: le motociclette Harley-Davidson.
Una cosa è certa: il loro primo lavoro, un prototipo di bicicletta motorizzata che vide la luce nel 1902, non ebbe un grande successo. Tant’è che nei primi due anni, ne furono venduti solo tre esemplari.
Ma i due – a cui si unirono i fratelli di Davidson (William e Walter) – iniziarono a fare sul serio proprio il 28 agosto del 1903, quando il loro consorzio si trasformò in una società e iniziò a produrre modelli in serie. Anche se il vero salto di qualità avvenne negli anni della Grande Guerra, quando circa 45.000 esemplari vennero prestati al servizio militare. Si trattava di cinque modelli, due monocilindriche e tre bicilindriche (18F monomarcia, 18G e 18J dotate di tre marce) con propulsori di circa 1.000 cm cubici di cilindrata. E così, mentre gli Stati Uniti affrontavano la Grande despressione, l’Harley Davidson aveva la forza di dare vita alla prima rete di vendita su scala internazionale.
Tuttavia le vendite, che durante la Seconda Guerra conobbero un notevole incremento, subirono il primo all’inizio degli anni ’50. E il perché è presto detto: i marchi inglesi presenti sul mercato disponevano di una tecnologia elevata.
La situazione peggiorò ulteriormente qualche anno più tardi, quando fecero la loro comparsa sulla scena internazionale le case di produzione nipponiche come la Honda, che con le sue quadricilindriche, motociclette strappò alla Harley Davidson il redditizio mercato rappresentato dalle forze di polizia, a cui la società statunitense aveva venduto numerose Duo Glide ed Electra Glide.
Insomma, la storia ultracentenaria della Harley Davidson ha vissuto alti e bassi, nel 1969 – ad esempio – la società fu ceduta alla American Machine and Foundry AMF (compagnia metallurgica), ma dopo una prima stagione fallimentare, la stessa AMF rivendette il gruppo a una cordata di 13 investitori guidati da Vaughn Beals e Willie G.Davidson, erede di uno dei fondatori.
Nel tentativo di salvare la società, furono studiati i metodi di produzione delle aziende concorrenti, in particolare di quelle giapponesi.
Creare un prodotto di qualità, questo tornò ad essere la missione principale della società statunitense, che per centrare l’obiettivo decise di progettare i propri modelli ex novo, con tecniche informatiche. Tra le altre cose venne lanciata una innovativa gamma di propulsori denominati Harley Davidson Evolution. Le vendite schizzarono così alle stelle. E oggi, a centodieci anni di distanza dal momento della nascita del binomio Harley Davidson, non possiamo solo rendere omaggio alla motocicletta, che ha dato agli Stati Uniti – e al mondo – un nuovo senso alla parola libertà.

 

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