Mercato del lavoro Usa altalenante. E intanto l’Italia… | T-Mag | il magazine di Tecnè

Mercato del lavoro Usa altalenante. E intanto l’Italia…

disoccupazione_usaArchiviati – momentaneamente – lo shutdown e il rischio default, gli Stati Uniti fanno i conti con i dati sulla disoccupazione. La quota dei senza lavoro è diminuita (il tasso di disoccupazione si attesta a settembre al 7,2%), ma la creazione di nuovi posti di lavoro è stata più bassa del previsto. Sono infatti 148 mila i posti di lavoro (nuovi), quando se ne attendevano almeno 180 mila.
Più in generale, nei primi nove mesi dell’anno, sono stati creati in media 177 mila posti di lavoro al mese (ecco così spiegato la diminuzione del tasso di disoccupazione dall’8,2% di luglio 2012), non un numero sufficiente – secondo gli analisti – per incrementare positivamente l’andamento del mercato del lavoro. Nel settore privato sono stati creati 126.000 posti, corrispondente ad un aumento di 20 mila nuovi impieghi nel settore costruzioni e 20.800 in quello retail. Sono cresciuti di 22 mila unità, invece, gli occupati federali. Sono circa 11,3 milioni, infine, le persone complessivamente alla ricerca di un lavoro.
Tale dinamiche (compresa una crescita graduale: +2,5% nel secondo trimestre e +1,4% nei primi sei mesi) hanno spinto la Federal Reserve a tenere il costo del denaro ai minimi storici e a proseguire con il piano di stimolo che prevede l’acquisto di 85 miliardi di dollari di bond al mese.
Intanto, al confronto con l’Italia, c’è da osservare che gli Stati Uniti sono cresciuti di 5,8 volte dal 1980. Quello che sembra un dato ovvio va accostato ad altri Paesi emergenti (considerato l’arco temporale), Cina e Brasile su tutti. Come spiega Federico Fubini su La Repubblica del 23 ottobre, “dopo la Cina nel 2000 e il Brasile nel 2010, quest’anno la Russia sta compiendo ufficialmente il sorpasso. L’Italia scivola al nono posto per Prodotto interno lordo (Pil), partecipe del G8 per lignaggio politico ma fuori per dimensioni del fatturato, peso economico e capacità di proiettarlo nel mondo”.
“Alle tendenze attuali – prosegue Fubini in riferimento alla graduatoria del Fondo monetario internazionale sul Pil – fra non oltre cinque anni l’Italia sarà fuori anche dai primi dieci, scavalcata da Canada e India e relegata all’undicesimo posto; quello per il quale oggi competono Spagna e Corea del Sud”. Per poi aggiungere un’amara constatazione: “Forse perché alla Spagna portò sfortuna nel 2006 sbandierare il sorpasso sull’Italia nel reddito pro-capite, o per l’Italia di Bettino Craxi fu infausto vantare quello sulla Gran Bretagna di Margaret Thatcher, stavolta è diverso. Tutto si sta consumando in silenzio”.

 

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