Il clima di generale sfiducia tra gli italiani
Al di là delle oggettive difficoltà derivanti dalla crisi economica, questa viene vissuta da molti Paesi come un’opportunità. In che modo? Investendo ad esempio nel settore della ricerca e dello sviluppo, puntando su settori ancora inesplorati e che offrono – tra le altre cose – molte possibilità. Come quella di creare nuovi posti di lavoro, abbassando il numero delle persone senza un’occupazione. Ma tra questi Paesi non compare il nostro. Tutto ciò non può che avere ripercussioni sull’economia italiana, che vive – già di suo – momenti estremamente delicati.
Un clima di generale sfiducia nel futuro sembra muoversi tra gli italiani. Il numero delle persone che non lavorano, ma vorrebbero farlo è impressionante: oltre sei milioni. Un numero elevato che si ottiene sommando ai 3,07 milioni di disoccupati (1.703.000 maschi e 1.372.000 femmine) certificati dall’Istat nel corso del terzo trimestre, i 2,99 di scoraggiati, ovvero tutti quei soggetti che vorrebbero lavorare ma non cercano attivamente un’occupazione. I motivi possono essere diversi: alcuni non si attivano perché scoraggiati (1,3 milioni circa), altri perché sono impossibilitati da problemi familiari o per altri motivi. Questi ultimi sono la maggior parte, ben 2,99 milioni. Ci sono tutte quelle persone considerate ‘inattive’ perché non sono disponibili a lavorare. Qualche esempio? Gli studenti e le casalinghe.
E così cresce il numero delle persone ormai scoraggiate, che ha perso ogni speranza. Ma la gravità del momento rischia di divenire ancor più grande. E il perché è presto detto: i disoccupati non sono gli unici che nutrono un atteggiamento di sfiducia nei confronti del futuro. Solo qualche settimana fa, Confcommercio riferiva che secondo il parere di “cinque milioni di occupati, le condizioni lavorative peggioreranno nei prossimi mesi”.
“In particolare – si leggeva nell’Outlook Italia elaborato da Censis e Confcommercio – tra gli occupati, circa tre milioni (il 14,5%) temono una riduzione dello stipendio e più di due milioni e mezzo (il 13,7%) temono di perdere il lavoro nei prossimi mesi, tra i disoccupati quasi la metà (il 48,5%) è convinta che non riuscirà a trovare un lavoro”. Preoccupazioni non del tutto infondate: l’Italia sembra ancora lontana dal trovare la strada che la porti lontano dalla crisi economica: nel 2013 – stima il Fondo monetario internazionale – il tasso di disoccupazione si attesterà nel 2013 al 12,5% e nel 2014 al 12,4%, in linea con la media dell’area euro (12,3% nel 2013 e nel 12,2% nel 2014). Mentre il Pil subirà una contrazione dell’1,8% nel corso del 2013 (nel 2012 era stata del 2,4%), per poi tornare a crescere durante il 2014, arrivando a quota +0,7%.