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Il risparmio con l’abolizione delle Province

graziano_delrioLa riorganizzazione delle province resta un tema sempre centrale. Una riorganizzazione è possibile grazie al Ddl Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni presentato dal ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio. Secondo quanto spiegato dal ministero il Ddl ha tre finalità: Sviluppo e crescita, partecipazione e protagonismo e garantire le efficienze di sistema.
“Le città metropolitane – si legge nella nota ministeriale – possono diventare un traino dello sviluppo del Paese, leggendo le potenzialità di sviluppo strategico delle aree vaste che insistono intorno alle grandi città italiane. Con la democrazia rappresentativa i sindaci partecipano direttamente ai processi decisionali sovracomunali: si cambia il modo di prendere le decisioni e si sposta il potere decisionale verso le comunità ed i loro rappresentanti. I cittadini, infatti, hanno una conoscenza diretta dei sindaci e possono condizionarli più di quanto non possano fare con organi eletti che però non incontrano mai e non conoscono perché troppo distanti. L’area vasta, come ente di secondo livello può svolgere importanti funzioni amministrative e di servizio ai comuni e alle unioni. Per svolgere questo ruolo, però, non è necessaria un’elezione diretta e la presenza di organi politici. Si amplia anche lo spazio per le Regioni: in particolare lo spazio politico cresce e offre nuove opportunità di protagonismo in un processo armonico di riordino territoriale delle funzioni”.
Vediamo ora i risparmi che si potranno ottenere secondo il governo: “La stima fatta dall’Istituto Bruno Leoni porta a identificare un costo politico delle Province pari a oltre 130 milioni di euro a partire dal 2010. Secondo uno studio di Bocconi le spese relative alla rappresentanza politica (indennità e rimborsi a consiglieri e assessori) nelle province italiane assommano a circa 113,63 milioni di euro annui.
Secondo i dati dell’Upi del 2004 “sono più di 4.200 i politici delle amministrazioni provinciali con un costo che andava da circa 62 mila euro l’anno del presidente di Giunta ai 21 mila di un consigliere. Oggi il presidente di una Provincia costa intorno agli 80/100 mila euro l’anno.
Tale importo sarebbe azzerato attraverso il ricorso a una rappresentanza politica di secondo livello e su base territoriale (nel cui ambito non sono previsti emolumenti per membri di giunte e assemblee provinciali). Vengono azzerate, inoltre, le spese elettorali. Il solo risparmio dei costi delle rappresentanze politiche vale circa 11.300 nuovi posti negli asili nido italiani”.
“Le spese di amministrazione e controllo – spiega ancora la nota – potrebbero essere ridotte se le funzioni fossero esercitate da altri livelli di governo in quanto queste spese servono principalmente per il mantenimento dell’organizzazione delle Province stesse e non invece alla gestione di funzioni precise come trasporto, istruzione o altro. La spesa corrente per la voce ‘controllo e amministrazione’ incide, nelle province, per il 27% sulla spesa corrente complessiva. Questa spesa ammonta – nel 2011 (dati Istat) – a oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro, di cui 989.547.301 per il costo del personale. È necessario tuttavia considerare che le spese per il personale (43% dell’ammontare complessivo) sono solo parzialmente comprimibili in quanto il personale in parte rimarrà presso l’ente stesso o presso altri enti. La spesa su cui si può incidere è quindi pari a un miliardo e 335 milioni di euro l’anno”.
Per quanto riguarda invece le spese per beni e servizi, l’analisi realizzata da Sose nel 2012 mostra dati relativi all’inefficienza nella spesa delle province, “stima nel complesso una percentuale di inefficienza del 55,36% che, rispetto ad una spesa complessiva di 999.530.688 euro a prezzi costanti 2011, individua una possibile riduzione della spesa per organi istituzionali, consulenze, collaborazioni e global service delle Province pari a 553.375.008 euro all’anno”. Analogamente nell’analisi dell’inefficienza nella spesa delle province relativamente alle spese per manutenzione ed utilizzo di beni terzi8, “nell’anno 2009 si stima nel complesso una percentuale di inefficienza del 56,27% che, rispetto ad una spesa complessiva di 659.464.457 euro a prezzi costanti 2011, individua una possibile riduzione della spesa per manutenzione ed utilizzo di beni di terzi delle Province pari a 371.112.046 euro”, sempre per ogni anno. Ed infine, nell’analisi generale della spesa delle province, “nell’anno 2009 si stima nel complesso una percentuale di inefficienza del 31,44% che, rispetto ad una spesa complessiva di 8.297.732.825 euro a prezzi costanti 2011, individua una possibile riduzione della spesa totale delle Province pari a 2.612.038.532 euro”, all’anno. Se si confrontano i dati relativi alle spese complessive per beni e servizi del 2011, emerge che l’inefficienza delle province è maggiore rispetto alle amministrazioni comunali: l’inefficienza della spesa dei comuni al 27% e quella delle province è pari al 38%.

 

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