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Le multinazionali estere in Italia

brandLe imprese a controllo estero residenti in Italia sono 13.527 e occupano quasi 1,2 milioni di addetti nel 2011. Al netto delle attività finanziarie e assicurative, queste imprese realizzano in Italia un fatturato di 493 miliardi di euro e un valore aggiunto di 96,6 miliardi.
Rispetto al 2010, si riduce il numero delle affiliate estere (-1,6%) mentre gli addetti registrano un lieve aumento (+1,1%). Fatturato (+5,3%) e valore aggiunto (+3,3%) sono in crescita anche per effetto di alcune importanti acquisizioni da parte di investitori esteri.
Le multinazionali estere contribuiscono ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con il 7,1% degli addetti, il 16,4% del fatturato e il 13,4% del valore aggiunto.
Il contributo di queste imprese alla spesa privata in ricerca e sviluppo in Italia è molto rilevante (24,2%).
Le controllate estere hanno una dimensione media di 88,6 addetti e realizzano una migliore performance rispetto alle imprese a controllo nazionale in termini sia di produttività sia di redditività, anche tenendo conto delle differenze dimensionali rispetto alle imprese nazionali.
Il costo unitario del lavoro è più alto per le imprese multinazionali estere in Italia rispetto a quello sostenuto dalle imprese a controllo nazionale (+45%, quasi 46 mila euro contro quasi 32 mila).
Le multinazionali estere contribuiscono a un quarto delle esportazioni nazionali (25,3%) mentre il loro apporto sugli acquisti dai mercati internazionali è del 44,5%.
L’incidenza degli scambi intra-gruppo (intra-firm trade) sull’interscambio complessivo è pari al 43,2% per le esportazioni e al 56,7% per le importazioni.
Le multinazionali del settore farmaceutico attivano una quota rilevante delle transazioni del comparto con l’estero: 75% delle esportazioni nazionali e 88,6% delle importazioni.
Gli Stati Uniti sono il paese con il maggiore numero di imprese e di addetti a controllo estero in Italia (2.250 imprese con oltre 268 mila addetti).
Il 41,6% delle grandi e medie imprese industriali e il 34,9% di quelle dei servizi dichiarano di beneficiare di trasferimenti intra-gruppo di conoscenze scientifiche e tecnologiche.

(fonte:Istat)

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