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I danni lasciati dalla recessione

crisi economicaNonostante la profonda recessione sia finita i suoi effetti sono ancora davanti ai nostri occhi. E’ quanto avverte il centro studi di Confindustria che parla di danni paragonabili solo a quelli di una guerra. Danni che hanno portato il Paese ad “un grave arretramento” e ad una grave fragilità anche sul fronte della tenuta sociale.
Confindustria è pessimista anche sulla legge di Stabilità, secondo il centro studi infatti avrà un impatto sulla crescita del Pil più che limitato: si parla di un +0,1/0,2% per il 2014. “Rispetto al 2007 – si legge nel Rapporto – il Pil totale è diminuito del 9,1% e quello pro-capite dell’11,5%, cioè di 2.900 euro a testa, tornando ai valori del 1996. La produzione industriale è scesa in termini fisici del 24,6%, ai livelli del 1986”.
Sono invece 7,3 milioni le persone senza un impiego, quasi il doppio di sei anni fa. In aumento anche i poveri, passati a 4,8 milioni contro circa la metà del 2007. Male, naturalmente, anche il fronte dei consumi. Secondo lo studio infatti le famiglie italiane avrebbero tagliato circa 5.037 euro in media all’anno.
Vediamo ora le stime. L’occupazione, rimasta ferma nella seconda metà del 2013, tornerà a crescere dello 0,1% nel 2014 e dello 0,5% nel 2015. La disoccupazione invece, al 12,2% nel 2013, salirà dello 0,1% nel 2014 per poi riattestarsi al 12,2% nel 2015. Stessi lievi cambiamenti riguarderanno il Pil che vedrà il 2013 chiudersi a -1,8%, crescendo allo 0,7% nel 2014 e attestandosi a +1,2% nel 2015.
“Il debito pubblico – si legge ancora -, al netto dei sostegni europei e in rapporto al Pil, sale ancora nel 2014 (al 129,8%) per poi iniziare a flettere nel 2015 (128,2%); una flessione tutta dovuta a un punto di privatizzazioni e dismissioni omogeneamente distribuite. La pressione fiscale scende marginalmente (43,9% del Pil) dopo aver toccato il record nel 2013 (44,3%).
A dimostrazione della difficile situazione del Paese arrivano i dati odierni di Istat sulle retribuzioni contrattuali orarie: mai una crescita così bassa dal 1992. L’Istituto spiega infatti che rispetto allo scorso anno sono cresciute solo dell’1,3%.

 

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