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L’intricato intreccio delle amministrazioni laziali

di Giampiero Francesca

regione lazioSono bastati pochi giorni di governo e le prime dichiarazioni del neo ministro dell’economia Pier Carlo Padoan per riproporre il sempre verde tema dei tagli alla spesa pubblica. Anche il nuovo esecutivo guidato da Matteo Renzi pone infatti, al centro del suo impianto riformatorio, la necessità di recuperare risorse attraverso una razionalizzazione (e quindi una sostanziale diminuzione) dei costi. Un argomento assai delicato, su cui, fin ora, si sono infrante le promesse di molti, e che, da sempre, rappresenta un forte argomento di tutti i movimenti contrari alla cosiddetta casta. Anche le posizioni più facili e populiste trovano infatti nella battaglia per la riduzione della spesa un fronte su cui tornare ciclicamente per perorare le proprie cause. Ma al di là della superficie, delle richieste più banali (e spesso inefficaci), l’articolazione e la ramificazione dell’apparato pubblico, la complessità e la moltitudine di fonti di spesa, fanno, del nostro Stato, un acquedotto molto inefficiente, in cui la dispersione di fondi appare continua e inarrestabile. Un piccolo spaccato di questo quadro insostenibile è stato fornito dal pregevole lavoro di Roberto Perotti e Filippo Teoldi per il sito lavoce.info. Il grafico realizzato dai due economisti, che quasi ricorda un dipinto di Jackson Pollock, rappresenta l’intricata rete di intrecci che lega tre enormi centri amministrativi (ovvero di potere economico-politico): la regione Lazio, la provincia di Roma e Roma capitale. Al di là dell’immediatezza dell’immagine è interessante soffermarsi su alcune parti di questa incredibile proliferazione di società, centrando l’attenzione sugli snodi principali, a loro volta fonte di decine di filiazioni e tentacoli. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’Ama Roma S.p.a., la public utility creata per la raccolta ed il trattamento dei rifiuti nella capitale e per il mantenimento del decoro urbano. L’azienda municipale ambiente chiude, dal 2012, senza perdite ma conta ben 677 milioni di euro di debito nei confronti delle banche e pesa sulle casse comunali per oltre 700 milioni di euro l’anno. La società, interamente controllata da Roma capitale, è però, a sua volta, un punto di snodo cruciale da cui partono quindici collegamenti con altrettante aziende; dal cento per cento di sottogruppi come AMA soluzioni integrate S.p.a. o AMA multiservizi, al cinquanta per cento del Consorzio recupero riciclaggi, fino alla partecipazione in percentuali più piccole di EP Sistem S.p.a. o della Società parco tecnologico ambientale. Guardandola così, dall’esterno, sembra quasi che, ad ogni nuovo servizio, corrisponda una diversa società, collegata, con qualche forma di partecipazione, all’ente pubblico. Una continua filiazione che porta però con sé un aumento esponenziale di ruoli, dirigenti, amministrazioni e, ovviamente, costi. Ancor più complesso è il quadro se si collegano, ad esempio, due hub di questo intricato sistema, come AMA e ACEA (multiservizi attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente). Oltre ad un rapporto diretto molto esiguo, pari, come si evince dal grafico solo ad uno 0,02% di partecipazione, i due colossi municipali sono congiunti attraverso l’azienda statale ECOMED, divisa al cinquanta per cento fra i due. Guardare all’universo che ruota intorno alla multiservizi romana sarebbe quasi inquietante, tali e tante sono le sue filiazioni. Fra i molti, grandi e piccoli, legami, un caso interessante è quel 2,98% di partecipazione che conduce alla Società per polo tecnologico industriale romano S.p.a. (società costituita nel 1995 per la realizzazione e gestione del polo tecnologico industriale di Roma) e da questa, attraverso Sviluppo Lazio (società che, secondo la sua criptica missione, nasce nel 1999 come strumento di attuazione della programmazione regionale in materia economica e territoriale), alla Regione. E’ tristemente noto come l’amministrazione regionale, ora guida dal presidente Zingaretti, conti ormai un debito, finanziario e non finanziario, di circa 24 miliardi. Anche in questo caso, al di là degli scandali, che pure segnano in modo irrimediabile l’immagine e la sostanza di questa regione, la ramificazione mostrata dallo schema di Roberto Perotti e Filippo Teoldi non può lasciare indifferenti. Sono ben ventuno le partecipazioni dirette della colossale amministrazione, che si moltiplicano esponenzialmente attraverso le aziende controllate. Un vero universo di servizi esternalizzati attraverso società, tutte possedute al 100%, come Lazio Ambiente S.p.a., COTRAL S.p.a. (Compagnia Trasporti Laziali), Laziomar S.p.a. (Lazio Regionale Marittima, compagnia di navigazione che si occupa di trasporti marittimi di persone e merci tra la terraferma, e le isole Ponziane) o Lazio Service S.p.a., o gestite attraverso realtà terze come la già citata Sviluppo Lazio. Prima dunque di dedicarsi ad interventi di restyling, di pura immagine, dal sicuro impatto elettorale ma dalla scarsa efficacia, pensare a situazioni ormai tanto intricate, ragionare seriamente ad una semplificazione e razionalizzazione, sarebbe un passo necessario per ogni governa che voglia, davvero, tagliare la spesa pubblica.

 

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