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Le elezioni presidenziali in Ucraina

di Mirko Spadoni

PoroshenkoPetro Poroshenko ha vinto probabilmente la sfida più facile, quella delle elezioni. Perché il difficile arriva ora. Quando le schede scrutinate sono poco più della metà (50,26%), la vittoria dell’oligarca e proprietario dell’industria cioccolatiera Roshen, con un patrimonio stimato da Forbes attorno a 1,3 miliardi di dollari, è ormai certa: il 53,86% degli elettori ha infatti votato per lui. Molto distanti l’ex premier ucraino Yulia Tymoshenko (13,1%), Oleg Lyashko (8,48%), Anatoly Gritsenko (5,48%) e Sergei Tigipko (5,18%). “Il Paese – ha detto Poroshenko, commentando i primi dati davanti a centinaia di giornalisti – ha un nuovo presidente. Ora la priorità è porre fine alla guerra e al caos e ristabilire la pace, il mio paese ha scelto l’Europa”. L’insediamento ufficiale avverrà più in là: sicuramente non prima dell’8 o 10 giugno. Nel frattempo e a chi gli chiede come intende risolvere la crisi tra Kiev e Mosca, pur ribadendo l’intenzione di non riconoscere come legittimi i referendum in Crimea e nell’est del Paese, Poroshenko preferisce non sbilanciarsi: “Penso che la Russia sia un nostro vicino e senza la Russia sarebbe molto meno efficace o impossibile parlare di sicurezza nell’intera regione o addirittura di sicurezza globale”. La maggioranza degli elettori ucraini ha così deciso di dare fiducia all’uomo che, una volta presentata la sua candidatura alla presidenza, ha ripetuto spesso ai suoi connazionali: “Non vi deluderò”.

Poroshenko risolverà la crisi con la Russia?
Il dubbio è tuttavia sempre lo stesso: Poroshenko è davvero l’uomo giusto per risolvere la crisi tra Kiev e Mosca? I rapporti tra il Cremlino e quello che ormai possiamo considerare il presidente ucraino si sono complicati negli ultimi mesi. Poroshenko ha pagato infatti il sostegno ai manifestanti di Maidan che, nel mese di febbraio costrinsero Yanukovich a lasciare Kiev per Rostov. Nel mese di marzo, Mosca reagì così chiudendo una delle sue fabbriche di cioccolato Roshen a Lipetsk, costringendolo ad abbandonare il mercato russo. “Conosco bene Putin – ha ammesso Poroshenko in un’intervista di qualche giorno fa al Financial Times – posso confermare che queste discussioni non sono sempre facili”. “Entro tre settimane – ha comunque ribadito – risolveremo, stabilizzandola, la situazione nell’est del Paese”.

L’ancora difficile situazione nell’Ucraina orientale
Una previsione forse troppo ottimistica, viste le premesse (nella mattinata di lunedì, i separatisti filo-russi hanno imposto la legge marziale nell’autoproclamatasi “Repubblica Popolare di Donetsk”), gli annunci di Alexander Borodai e Alexei Karyakin, rispettivamente ‘premier’ di Donetsk e Luhansk (“Non riconosciamo il presidente e il Parlamento dell’Ucraina”) e del presidente della Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, che ha annunciato l’unione tra le due autoproclamate repubbliche in un unico Stato: Novorossiya (Nuova Russia). Ma anche e soprattutto per quanto accaduto nel corso delle votazioni: nell’intera regione di Donetsk, alle 9 e 30 del mattino di domenica, erano attivi soltanto 426 seggi su 2.432, nella regione di Luhansk 400 su 1.476.

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