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A che punto siamo con Europa 2020

di Mirko Spadoni

Jose-Manuel-Barroso-c-European-Union1Con Europa 2020, l’Unione vuole migliorare se stessa. Tutto entro un arco di tempo limitato: dieci anni. “In un mondo che cambia, l’Ue – spiega il presidente della Commissione europa, José Manuel Barroso, nel presentare l’iniziativa – si propone di diventare un’economia intelligente, sostenibile e solidale”. “In pratica – prosegue Barroso – l’Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia”. Nello specifico: innalzamento al 75% del tasso di occupazione, per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni), aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del Pil dell’Unione europea; riduzione delle emissioni di gas serra del 20% “o – scrive la Commissione europea – persino del 30% se le condizioni lo permettono” rispetto al 1990, 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e aumento del 20% dell’efficienza energetica, riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10%, aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria e lotta alla povertà e all’emarginazione (con almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno). Una volta posti gli obiettivi (e la data entro quali conseguirli) diviene importante fare – di tanto in tanto – il punto della situazione.
Nel 2013, il tasso di occupazione (per la fascia d’età compresa tra i 20 e 64 anni) ha toccato quota 68,3%, una percentuale ancora distante dal target stabilito: 75%. Eppure “l’obiettivo – prevede il World Economic Forum nel suo The Europe 2020 Competitiveness Report: Building More Competitive Europe 2014 – non dovrebbe essere centrato”. Il motivo? “Il divario tra le performance degli Stati membri si sta allargando e così – si legge nel rapporto – nel 2020 il tasso di occupazione dovrebbe arrivare al 71,8%”.
Sembrerebbe ormai prossimo – salvo imprevisti – il raggiungimento di un altro obiettivo: l’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del Pil dell’Ue (lo scorso anno è stato pari al 2,07%, “ben al di sotto – osserva però il World Economic Forum, secondo cui l’obiettivo non verrà centrato – del 2,8% degli Stati Uniti”). Non ci dovrebbero essere problemi nel raggiungimento dell’aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria (nel 2013, la percentuale ha raggiunto il 36,8%) e della riduzione al di sotto del 10% dei tassi di abbandono scolastico, scesi dal 12,7% del 2012 all’11.9% del 2013.
Sarà invece altamente improbabile ridurre di almeno 20 milioni di unità il numero delle persone “a rischio o in situazione di povertà ed esclusione sociale”. “All’interno dell’Unione europea – scrive infatti il World Economic Forum, che definisce l’obiettivo “fuori portata” – esistono grandi differenze, che vanno dal 14,9% della popolazione nei Paesi Bassi al 44,8% della Bulgaria”. In Italia, nel 2012 eravamo al 29,9% (dati Eurostat).

Quanto sono “importanti” gli obiettivi di Europa 2020 per i cittadini dell’Ue
“Gli obiettivi – per usare le parole del presidente della Commissione europea, Barroso – sono ambiziosi”, ma gli europei cosa ne pensano? Secondo un sondaggio Eurobarometro, pubblicato nell’autunno scorso, “la maggioranza assoluta degli intervistati considera importanti tutte le iniziative”. Nello specifico: otto europei su dieci considerano le iniziative pensate per “aiutare le persone a rischio povertà ed esclusione sociale (l’81%)” e per “favorire l’occupazione (l’80% del campione) come importanti. “Tre quarti degli intervistati (il 75%) – prosegue chi ha condotto la rilevazione – sostiene che è importante sostenere un’economia che utilizza meno risorse naturali ed emette meno gas sera”. Il 73% crede nell’importanza di aiutare il sistema industriale dell’Ue ad essere più competitivo, percentuale simile (72%) anche tra chi sostiene sia importante “migliorare la qualità del sistema di istruzione superiore”. L’ultimo appunto: in Italia si è registrata la percentuale più bassa tra chi sostiene che sia “importante aiutare le persone a rischio povertà ed esclusione sociale, consentendogli di svolgere un ruolo attivo nella società”: il 70%.

 

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