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Le sfide del calcio italiano

di Mirko Spadoni

foto2Il decreto legge 119/14 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.194 del 22 agosto. Le misure anti-violenza, approvate dal Consiglio dei ministri solo qualche settimana fa, entrano quindi in vigore. Giusto in tempo per l’inizio della nuova stagione sportiva, che dovrà essere – necessariamente – diversa da quella passata. A differenza di quanto accaduto negli ultimi otto anni, nel corso dell’ultimo campionato le gare durante le quali si sono verificati scontri sono state tornate a crescere, toccando quota 59. Nel 2012-2013, furono 43. Così come sono cresciuti i feriti tra le forze dell’Ordine: 62 contro i 33 dell’anno precedente. Un numero comunque in calo dell’85% rispetto al 2005/2006. L’aumento degli episodi di violenza e la morte di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ferito poche ore prima della finale di Coppa Italia a Roma, hanno convinto il governo ad inasprire le norme sul Daspo (divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive). “Lo Stato – ha concluso il ministro dell’Interno Alfano nel presentare il decreto legge, approvato l’8 agosto dal Cdm – non accetterà più che violenti, non tifosi, ma facinorosi, possano ancora avvicinarsi agli stadi”. Stadi sempre meno frequentati, a dir la verità.
“Le stime – osserva il Corriere della Sera – prevedono 50 mila abbonati in meno per la prossima stagione (al netto delle squadre promosse e retrocesse)”. Un trend forse influenzato anche dall’aumento dei prezzi di alcuni abbonamenti. “Bastino – prosegue il Corriere della Sera – le percentuali medie di Juventus (+6,9%), Fiorentina (+6%), Milan (+5,5%) e Roma (+4,5%)”.
I tifosi non sono tuttavia gli unici ad essere sempre meno attratti dal calcio italiano. Sette squadre della Serie A non hanno ancora uno sponsor sulle proprie maglie da gioco (Cesena, Fiorentina, Genoa, Lazio, Palermo, Roma e Sampdoria). “Un record negativo mai registrato in Italia e ovviamente – commenta La Stampa – l’ennesimo campanello d’allarme sull’appeal in pericoloso ribasso della Serie A”, che annualmente riceve ‘soltanto’ 15,750 milioni di euro dalla Tim, sponsor principale del torneo. Una cifra lontanissima dai 150 milioni di euro investiti (dal 2013 al 2016) dalla Barclays, main sponsor della Premier League, e che tuttavia non soddisfa i club inglesi, pronti a bandire un’asta per la sceglierne uno nuovo. Magari più facoltoso.
La prossima si preannuncia quindi una stagione difficile. La prima dell’era Carlo Tavecchio, eletto presidente della FIGC l’11 agosto scorso e che in occasione del primo consiglio federale della sua gestione ha cancellato – intervenendo sui testi degli art. 11 e 12 del codice di giustizia sportiva – le pene per “discriminazione territoriale”, che tanto avevano fatto discutere lo scorso anno. A proposito: martedì, il procuratore federale Stefano Palazzi ha deciso di archiviare il procedimento aperto nei confronti del numero uno della federazione per “le frasi pronunciate durante l’Assemblea del 25 luglio 2014” (“Opti Poba prima mangiava banane e ora è titolare alla Lazio”). “Non sono emersi fatti di rilievo disciplinare”, ha spiegato Palazzi. Nessun passo indietro invece dalla UEFA.

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