Quanto costerà ricostruire Gaza
Israele ed Hamas sono scesi a patti. La tregua “di lunga durata”, raggiunta il 26 agosto scorso con la mediazione dell’Egitto, si sta rivelando tale. Secondo fonti egiziane citate da Al Ahram, l’intesa prevede la “riapertura di tutti i valichi di Gaza” (incluso quello di Rafah con l’Egitto) per permettere l’ingresso nella Striscia di “aiuti umanitari e per la ricostruzione”. Aiuti che non dovranno – in alcun modo – servire al riarmo di Hamas e alla costruzione di nuovi tunnel verso Israele. L’intesa consente anche ai palestinesi di riprendere la pesca entro 22 km dalla costa. Hamas ha invece accettato di “rinviare di un mese” le trattative in merito alle richieste più importanti e relative all’apertura di un porto e un aeroporto. Se ne discuterà a fine settembre al Cairo assieme alle richieste israeliane sul disarmo di Hamas e la restituzione dei resti di due soldati, uccisi durante l’operazione Protective Edge.
Il bilancio dell’operazione Protective Edge
Molte sono state le vittime sia tra i palestinesi (2.138 di cui il 70% civili secondo le Nazioni Unite) che tra gli israeliani (64 militari e tre civili). I razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele sono stati invece 4.382 (692 dei quali intercettati da Iron Dome, secondo l’Israel Defense Force), trentadue i tunnel di Hamas distrutti dall’esercito israeliano. Nel frattempo e una volta raggiunta la tregua, Israele ha espropriato 400 ettari di terreni palestinesi nel blocco di insediamenti di Gush Etzion tra Betlemme ed Hebron. “Si tratta – ha denunciato Yariv Oppenheimer, direttore generale di Peace Now, l’ong israeliana contraria all’insediamento delle colonie – dell’annessione più grande degli ultimi trent’anni ed è destinata a scatenare le reazioni dei palestinesi”. Al momento alle prese con altri problemi. Quelli legati alla ricostruzione di Gaza.
Quanto costerà ricostruire Gaza?
Secondo Nabil Abu Muaileq, presidente della Palestinian Contractor Union che riunisce i costruttori della Striscia di Gaza, serviranno cinque miliardi di dollari per ricostruire i tanti edifici distrutti – o danneggiati – dall’8 luglio in poi. Nello specifico: 10.080 sono stati quelli “distrutti”, 8.000 “seriamente danneggiati” e 5.800 “molto danneggiati”. Mentre gli edifici danneggiati solo “leggermente” sono 38.000. Serviranno così cinque milioni di tonnellate di materiale edile per ridare una casa alle 516.604 persone rimaste senza. Diverse le stime dell’Ufficio coordinamento umanitario dell’ONU (OCHA), secondo cui potrebbero bastare 600 milioni di dollari. “Fra ONU e palestinesi – commenta La Stampa – c’è disaccordo sull’entità degli aiuti, non sulla vastità della ricostruzione”. Nel 2008, in seguito all’Operazione Piombo fuso (1.391 vittime tra i palestinesi e nove tra gli israeliani in 22 giorni di combattimenti) la comunità internazionale mise a disposizione 4,5 miliardi di dollari. Nel 2012 i danni dell’Operazione Pilastro di Difesa, durata otto giorni, furono molto più contenuti (le case distrutte furono 450) e di conseguenza i soldi necessari per la loro ricostruzione furono molti di meno: 1 miliardo di dollari. Le vittime invece furono 173, la maggior parte delle quali (167) tra i palestinesi.
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