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Quattro mesi di “Garanzia Giovani”

di Fabio Germani

lavoro_apprendistatoAfferma l’Ocse nell’ultimo Employment Outlook che (sul 2013) il 52,5% degli under 25 italiani ha un lavoro precario. Nel 2012 era il 52,9%, e comunque prima della crisi – nel 2007 – era il 42,3%. Nel 2000 il 26,2%. Questo è un problema, certo, perché il lavoro non di qualità è un ostacolo alla programmazione a lungo termine dei giovani. Crea sfiducia, timore di non farcela in un prossimo futuro. Ma i numeri non devono neppure trarre troppo in inganno. Perché il “precariato” di per sé è una costante europea (e l’Italia non è il paese più “precario” dell’Ue), ma ciò che manca alle nostre latitudini è la certezza di una prospettiva. Che al solito riguarda le categorie più vulnerabili: giovani, donne e over50 difficilmente ricollocabili. Il tasso di disoccupazione, neanche a dirlo, si attesta al 40%.
La Garanzia Giovani è stata pensata proprio in virtù di tali lacune. Si tratta del piano europeo contro la disoccupazione giovanile (nei paesi Ue con oltre il 25% di disoccupati nella fascia di età interessata), una serie di investimenti in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (i cosiddetti NeetNot in Education, Employment or Training). Uno strumento può tornare utile anche nel contrasto alla precarietà fine a se stessa, grazie alla formazione di future fugure professionali.
Siccome lunedì scattavano i primi quattro mesi dall’avvio ufficilae della Garanzia Giovani nel nostro Paese (disponiamo di un miliardo e mezzo di euro su base regionale per il piano), tanto vale snocciolare qualche numero. A tale proposito torna prezioso il monitoraggio dell’Adapt.
Partiamo dalla “sentenza”: gli impegni indicati dall’Europa “non sono stati rispettati”. Infatti, sui potenziali beneficiari individuati (2,3 milioni di ragazzi), al 29 agosto ne risultano iscritti 169.076, dei quali solo 23.469 hanno sostenuto un colloquio. In pratica appena il 6,7% dei destinatari si è iscritto al programma e che solo per il 13,8% degli iscritti ha preso effettivamente avvio. Il punto di partenza per il rilascio della garanzia per i giovani, spiega l’Adapt, dovrebbe essere la registrazione presso un servizio occupazionale, mentre “i dati contenuti nei report di monitoraggio ci dicono solamente quanti ragazzi si sono iscritti, ma non danno conto delle opportunità garantite”.
Le offerte di lavoro pubblicate sul portale nazionale sono 13.169 e “riguardano principalmente lavori a tempo determinato”. Dunque, afferma l’Adapt, “non bastano a soddisfare che poco più della metà dei ragazzi che hanno sostenuto il colloquio e nemmeno il 7% degli iscritti”. A questo si aggiunga infine un problema “comunicativo”, con la maggior parte dei ragazzi e degli imprenditori che non conosce la Garanzia Giovani. Fin qui troppo poco, per un paese che ha il disperato bisogno di riemergere.

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