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Perché Giulio Tremonti casca sempre in piedi

Criticato da molti, il superministro dell'Economia smentisce le voci riguardo possibili dimissioni | di F. Germani
di Fabio Germani

Quando parla di lui in pubblico, Silvio Berlusconi ricorda quegli allenatori che davanti ai microfoni non ammetterebbero neanche sotto tortura lo svarione del proprio giocatore. Giulio Tremonti? “Gli italiani dovrebbero fargli un monumento”. All’interno degli spogliatoi, invece, la musica cambia, i rimproveri si sprecano. Talvolta si alzano le voci, roba da far tremare i muri. Tremonti è uomo tutto d’un pezzo, uno di quelli con la schiena dritta che non si fanno irretire tanto facilmente. Dall’inizio della legislatura ad oggi non c’è esponente di governo con il quale non si sia verificato uno scontro, lui così ligio al rigore dei conti e propenso ai tagli lineari. L’ultimo a sbottare è stato il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto: “Sono stufo di sentire pontificare una persona che predica benissimo e razzola malissimo, l’unico ministero che non ha subito tagli alla spesa corrente, ma anzi l’ha aumentata, è il suo”. E ancora: “Le bozze che sono filtrate sulla manovra, più che connotate dal punto di vista economico, finanziario e di bilancio andrebbero analizzate da uno psichiatra. È evidente che il ministro dell’Economia vuole trovare esclusivamente il modo di far saltare banco e governo”.  Mai delfino, spesso outsider, Tremonti è da sempre considerato un abile stratega, tessitore nell’ombra delle trame più inaspettate. Come quando a febbraio intraprese, a detta di molti, la sua personalissima campagna viaggiando in treno verso il Mezzogiorno insieme a Bonanni e Angeletti. Un governo di transizione a guida Tremonti sembrava all’epoca la scelta più azzeccata, persino a sinistra, mentre nel resto dello Stivale si parlava solo, o quasi, del bunga bunga.
Decisionista al punto giusto, per alcuni fin troppo, o si fa a modo suo o niente. Lunedì era circolata una strana voce: Giulio potrebbe rassegnare le dimissioni, accerchiato com’è dai colleghi di partito e dagli amici della Lega Nord, un po’ stanchi anch’essi dell’eccessivo rigore. Ci è già passato, ha le spalle larghe. Nel 2004 fu costretto a rinunciare alla sua poltrona dopo un logorante tira e molla con l’allora vicepremier, Gianfranco Fini. Tante le divergenze tra i due in materia economica e così, a seguito dell’interim di Berlusconi, gli subentrò Domenico Siniscalco. Passò poco più di un anno e il superministro aveva già ripreso in mano le redini dell’Economia, intervallate soltanto dalla parentesi del governo Prodi. L’uomo che ha salvato il Paese dalla crisi e dalle grinfie degli speculatori finanziari, adesso, intende proseguire imperterrito nella rotta intrapresa tempo fa. Anzi, rilancia.
Il pomo della discordia, la manovra da 43 miliardi, “sarà seria e responsabile, nell’interesse dell’Italia e degli italiani”. Ghe pensi mi in salsa tremontiana, altro che dimissioni.

 

1 Commento per “Perché Giulio Tremonti casca sempre in piedi”

  1. […] sono molto soddisfatto. Non c'è stato alcun processo a Tremonti né sono state minacciate dimissioni”.Condividi Scritto da redazione il 28 giu 2011. Registrato sotto Comunicazione, News, […]

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