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Il peso dell’embargo russo sull’Italia

di Matteo Buttaroni

Vladimir PutinL’accordo di Minsk per il cessate il fuoco tra Ucraina e Russia è stato firmato ormai il 5 settembre ma solo nei giorni scorsi si è cominciata a intravedere l’ombra di una vera attuazione. Qualche giorno fa il presidente Putin ha infatti ordinato il ritiro delle truppe, avvenuto però solo in parte. Un filo di ottimismo c’è, ed è stato espresso anche dal segretario di Stato americano, John Kerry, che ha sottolineato come nonostante l’equipaggiamento pesante sia ancora presente sul territorio ucraino, il ritiro di oltre 17.600 soldati sia comunque un passo fondamentale verso la revoca delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Una serie di misure che oltre a penalizzare la Russia, gravano pesantemente sui numerosi partner commerciali, tra cui l’Italia. Già, perché Mosca di pronta risposta, il 7 agosto, ha imposto l’embargo di un anno per i prodotti agro-alimentari e le materie prime provenienti dai Paesi che hanno deciso di prendere parte alle sanzioni.
L’Italia, con una quota del 4,8%, nel 2013 è stato il quinto maggiore fornitore per la Russia, esportando merci per il valore di 10,4 miliardi di euro. Solo per i prodotti alimentari il nostro Paese si piazza al decimo posto con una quota del 3,6% ed esportazioni per 1.072 milioni di euro (dati Ice – Istituto per il commercio estero).
Stando alle stime contenute nel Rapporto dell’Ufficio studi economici della Sace le cifre previste ad agosto sarebbero fin troppo ottimistiche. Mentre allora si prevedeva che l’impatto economico viaggiasse tra gli 0,9 e i 2,4 miliardi di euro, oggi il Gruppo Sace parla di perdite tra gli 1,8 e i tre miliardi di euro tra il 2014 ed il 2015. Se le tensioni non si dovessero allentare le esportazioni scenderebbero infatti del 10% nel 2014 e del 7% nel corso del 2015 (ad agosto si stimavano invece un -9% e un +0,5%). A farne le spese maggiormente sarà il principale settore di esportazione, quello della meccanica strumentale, che registrerà perdite comprese tra i 650 milioni e i 1,1 miliardi. Non solo l’export ma anche gli investimenti delle imprese russe in Italia e le entrate dal turismo potrebbero risentire delle sanzioni reciproche tra Stati Uniti, Ue e Russia. Solo le entrate da turismo nel 2013 hanno generato 1,3 miliardi d’introiti.
Nell’ultima trance di sanzioni è stato incluso anche un restringimento dell’esportazione di beni energetici. Non bisogna però dimenticare che la Russia è tra i maggiori fornitori di gas al mondo e il fabbisogno europeo dipende per il 66% dalle importazioni e quelle dalla Russia rappresentano il 35% del totale. Oltre un terzo del gas che arriva in Italia è russo (conseguenza anche dell’interruzione o la riduzione delle importazioni dalla Libia e dall’Algeria). Come spiegano dal Gruppo Sace “l’interruzione delle forniture si tradurrebbe in un aumento della bolletta energetica, con evidenti conseguenze negative su consumi e produzione industriale, già di per sé in affanno”.
Al di là dell’importanza dell’impatto economico che avrebbe la rimozione delle sanzioni, di rilievo sarebbe anche il reintegro della Russia nelle questioni internazionali. Come ha spiegato lo stesso premier Renzi, al termine del vertice di Milano (ritenuto dal premier “un passo avanti, nonostante le differenze di vedute”) a cui hanno preso parte Putin e Poroshenko, il ruolo della Russia “può essere molto importante in molti campi come il contrasto all’epidemia del virus ebola, la lotta all’Isis, la Libia e altre crisi internazionali”. Al termine dell’incontro lo stesso Putin ha parlato di un incontro positivo.

 

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