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Crisi: un salto indietro di 25 anni

La ricerca Tecnè per Tgcom24: le famiglie numerose hanno perso oltre 700 euro al mese in capacità di consumo rispetto al periodo pre‐crisi

consumiUn salto indietro di 25 anni: è questo l’impatto sulle famiglie di 7 anni di crisi. L’analisi di Tecnè evidenzia, infatti, come gli standard di consumo delle famiglie siano tornati ai livelli del 1988.
Fatto 100 l’indicatore della spesa mensile delle famiglie nel 2005, questo dato scende a 84 nel 2013. Un calo di circa il 16%, che aumenta all’incrementare della numerosità dei nuclei familiari sfiorando il 20% nelle famiglie più numerose.
In particolare, le famiglie con 5 componenti hanno perso, dal periodo pre‐crisi, oltre 700 euro al mese in termini di capacità di consumo.
Spese delle famiglia ridotte in tutti i loro ambiti: dal vestiario (‐24% per le famiglie monocomponenti, ‐44% per quelle con 5 membri) al divertimento (‐17% e ‐37% rispettivamente), fino all’istruzione/informazione dove le famiglie più numerose sono maggiormente penalizzate con un ‐21%. Addirittura, una spesa imprevista di 800 euro diventa insostenibile per il 40% delle famiglie italiane.
Le famiglie povere (con un reddito mensile, cioè, inferiore a 973 euro) sono passate dai 2,6 milioni del 2005 ai 3,2 milioni del 2013. L’incremento maggiore della soglia di povertà spetta ancora una volta alle famiglie più numerose, che sono passate dal 9% del 2005 al 22% del 2013.
Il 50% delle famiglie italiane giudica“scarse ed assolutamente insufficienti” le risorse economiche a disposizione. Nel 2005 erano il 42% contro il 56% che esprimeva invece un giudizio positivo.
Quattro famiglie su dieci non riescono a sostenere spese impreviste di importo pari a 800 euro. Il 51% invece non può permettersi una settimana di ferie l’anno; troppe sono le spese da affrontare o gli arretrati per mutui, affitti o altri debiti con cui fanno i conti il 14% dei nuclei familiari italiani. In tanti neppure riescono a consumare un pasto adeguato almeno ogni due giorni (il 14%) né a scaldare adeguatamente l’abitazione (il 19%).
Questi dati spiegano come mai il PIL registri anche quest’anno un saldo negativo. Nel prodotto interno lordo, infatti, hanno un peso ampiamente prevalente i consumi delle famiglie e gli investimenti, con questi ultimi che stimolano i primi. Finché non si registrerà un’inversione di tendenza in entrambe queste grandezze sarà sempre più faticosa l’uscita del paese dal tunnel in cui è entrata ormai sette anni fa.

Sfoglia la ricerca Tecnè per Tgcom24 in pdf

 

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