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Cambiano i consumi delle famiglie

carrello_della_spesaCar e bike sharing, biscotti e pasta senza glutine, birra analcolica, bevande al distributore automatico, caffè al ginseng al bar e assistenza fiscale per calcolo delle imposte sulla casa: sono le voci che entrano a far parte del paniere Istat per il 2015. Il sistema, cioè, che l’Istituto nazionale di statistica utilizza per il calcolo dell’inflazione.
Inflazione che – i dati sono stati diffusi dall’Istat nella giornata di martedì 3 febbraio – diminuisce ancora. Di fatto l’Italia è in deflazione, con l’indice dei prezzi al consumo che a gennaio si contrae dello 0,6% rispetto allo stesso mese del 2014, ovvero il livello più basso dal 1959 (-1,1%). Il segno negativo, tuttavia, è da ricercarsi soprattutto nel calo de prezzi dei carburanti e dell’elettricità.
In senso lato, la deflazione è conseguenza della debolezza della domanda di beni e servizi, ma l’aggiornamento del paniere non è condizionato esclusivamente dall’impatto della crisi sulle famiglie consumatrici. Talvolta, piuttosto, sono le nuove abitudini ad assumere una maggiore rilevanza. Ad esempio registratore dvd, navigatore satellitare, impianto hi fi e corso di informatica non sono più voci che compongono in maniera esaustiva il quadro dei consumi consolidati nelle abitudini di spesa delle famiglie, pertanto l’Istat li esclude quest’anno dal paniere.
Le divisioni di spesa con il peso relativo maggiore per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) comprendono i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (16,5%), “Trasporti” (13,8%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (11,6%) e “Servizi ricettivi e di ristorazione” (11,2%).
In questo senso l’Istat spiega che “per quanto riguarda le variazioni nella struttura di ponderazione dell’indice NIC, tra il 2014 e il 2015, l’aumento più elevato in termini assoluti è quello relativo alla divisione di spesa ‘Servizi sanitari e spese per la salute’ (+0,7402 punti percentuali)”. La diminuzione più ampia, invece, riguarda il peso della voce “Abbigliamento e calzature” (-0,9497 punti percentuali).
Per la stima dell’inflazione dell’Istat, ad ogni modo, nel 2015 come nel 2014, sono 80 i comuni capoluogo di provincia in esame. La copertura dell’indagine (in termini di popolazione provinciale) si attesta all’83,5% (era all’83,3% nel 2014).
A proposito di consumi, proprio questi ultimi dovrebbero trainare la prevista crescita del Pil nel 2015 e nel 2016. In particolare, secondo uno studio di Ref Ricerche presentato al convegno Consumi Food 2015 organizzato da TuttoFood (salone dell’agrolimentare di Fiera Milano che si terrà dal 3 al 6 maggio), i consumi alimentari dovrebbero registrare una ripresa quest’anno dopo i risultati negativi del 2014
Le promozioni, da sole, non sono bastate a rilanciare i consumi alimentari sui livelli precedentemente rilevati e le 25 top aziende – un campione rappresentativo di quasi un terzo del fatturato totale del largo consumo (18 miliardi di euro su 53,4 nel complesso) – hanno registrato un calo dell’1,4%. Ma da quest’anno, si confida, le cose cominceranno ad andare meglio.

(articolo pubblicato il 4 febbraio 2015 su Tgcom24)

 

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