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Prezzi delle materie prime in calo

di Matteo Buttaroni

cava_materie_primeIl petrolio e il ferro sono solo due delle principali materie prime che nel corso del 2014 hanno visto i propri prezzi vertere al ribasso. La stessa sorte ha toccato infatti tutti i settori, dall’energia ai metalli non ferrosi, dai metalli preziosi ai prodotti agricoli. Il quadro è stato descritto dal centro ricerche di Monte dei Paschi di Siena.
Per descrivere le dinamiche sul piano internazionale il centro ricerche si basa sugli indici SPGCSI (indice generale), SPGENP (indice per il comparto energetico), SPGCINP (indice per i metalli non ferrosi), SPGSPM (indice dei metalli preziosi), SPGSAG (indice per il comparto agricolo) e SPGCLVP (indice utilizzato per il comparto delle carni), utilizzati da Standard & Poor’s e Goldman Sachs., mentre per quelle sul piano nazionale utilizza l’indice MPS.
Al livello internazionale il collasso più evidente è quello del settore energetico che ha subìto un calo dei prezzi del 63% tra gennaio e dicembre 2014 (solo tra luglio e dicembre l’indice SPGENP ha monitorato un movimento al ribasso di 37 punti percentuali). In questo caso il calo è legato al crollo del prezzo del greggio (dovuto ad una serie di fattori come l’aumento della produzione, soprattutto di Shale Oil statunitense, e ad un forte calo della domanda, causato in parte dalla crisi economica che ha colpito l’Eurozona e dal rallentamento della crescita cinese) e a quello del gas naturale (-15% nel 2014).
Il rallentamento del 2014 ha interessato anche gran parte dei metalli. L’indice SPGCINP, che misura i metalli non ferrosi, dopo il calo riportato a inizio anno, è tornato a crescere tra marzo e luglio per poi ricrollare fino a dicembre: nel giro di un anno l’indice ha perso 6,5 punti percentuali. Situazione analoga per i metalli preziosi per i quali, a seguito di performance altalenanti, l’indice SPGSPM si è mostrato in calo del 5,3%.
Dopo il calo registrato nel 2013 il comparto agricolo ha accennato una ripresa nel corso dei primi quattro mesi del 2014. Tuttavia, tra maggio e settembre il trend negativo è tornato a manifestarsi arrestandosi solo a ottobre: troppo tardi per frenare una caduta che a fine anno è stata del 4,94%.
Le carni rappresentano, invece, l’unica nota positiva dei dodici mesi appena conclusi: l’indice SPGCLVP è infatti cresciuto di quasi dieci punti percentuali tra gennaio e dicembre 2014. Un dato positivo però non basta per tirar su un’asticella che nel 2014 è scesa velocemente: quella dell’indice generale. Il SPGSCI ha perso infatti 37 punti percentuali rispetto al 2013.
La situazione delle materie prime italiane è più o meno simile. L’indice Mps che misura l’andamento dei prezzi delle materie prime del comparto lattiero-caseario (MPS-PG che prende in considerazione parmigiano e grana) ha registrato una flessione del 13%. Il MPS-NFM (metalli non ferrosi) tra marzo e agosto ha frenato leggermente la caduta che aveva interessato il comparto nel 2013, ma ha chiuso comunque il 2014 in calo. I cereali sono invece gli unici ad aver riportato una crescita. L’indice MPS-CER si è infatti mostrato a +15% sullo scorso anno.

(articolo pubblicato il 16 febbraio 2015 su Tgcom24)

 

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