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Cresce l’occupazione digitale

agenda_digitaleCon una sempre maggiore evoluzione delle aziende verso la digitalizzazione era inevitabile che, presto o tardi, si cominciassero a vedere segnali anche in termini occupazionali, salariali, ma anche legati ai profili professionali richiesti dalle aziende.
Quello che negli ultimi anni è cambiato sono le abitudini di consumo e con esse anche l’offerta e i mezzi usati dalle aziende per capire e quindi soddisfare le richieste della clientela. Avvicinandosi attraverso i social network o sviluppando proprie piattaforme e-commerce o anche solo, nel caso della vendita di prodotti (al dettaglio o all’ingrosso), fornendo un sito internet con all’interno una sorta di campionario online di cui quel negozio dispone nella sede fisica.
Dati alla mano (in particolare quelli di Osservatorio Innovazione Digitale del Retail della School of management del Politecnico di Milano) si può osservare come siano 16 milioni gli italiani che nel corso del 2014 hanno fatto acquisti online e più di 45 milioni i possessori di smartphone. Il 90% di questi ultimi utilizza il proprio device in un negozio per confrontare i prezzi in rete, per ricevere pareri inviando foto o messaggi o per cercare informazioni sui prodotti.
Proprio per facilitare queste e altre procedure, nel 2014, gli investimenti nel digitale da parte degli imprenditori italiani della vendita al dettaglio sono cresciuti del 25% rispetto al 2013. Più o meno di pari passo è aumentata l’occupazione nel settore (+15%). Per stare al passo con i tempi, infatti, la gestione di tali innovazioni deve esserne all’altezza. Non a caso tra i profili più ricercati oggi spiccano gli e-commerce manager, i web reputation manager, i datawarehouse manager e i Chief technology manager.
I primi, ovvero i responsabili del canale per la compravendita online devono avere una laurea in economia o ingegneristica e, con un minimo di tre o cinque anni di esperienza possono guadagnare anche 50 mila euro l’anno per arrivare a 90 mila superati i dieci anni di esperienza.
I Web reputation manager, quelle figure professionali specializzate nella cura dell’immagine e della reputazione in rete (quindi anche nei social network) di un’azienda , come prerogativa fondamentale devono essere buoni conoscitori delle lingue straniere così da interagire anche con una possibile clientela straniera. In questo caso gli stipendi girano intorno ai 50 mila euro.
I terzi, quindi i datawarehouse manager, si occupano invece di sviluppare e perfezionare i sistemi che raccolgono i dati disponibili di un’impresa, per questo è necessaria una buona padronanza dei sistemi di database. I professionisti di questo settore possono guadagnare tra i 50 mila e i 70 mila euro all’anno.
La figura sicuramente più ricercata è quella del Chief technology manager: in poche parole un esperto che possa suggerire alle aziende le tecnologie adatte da applicare ai propri prodotti sia per quanto riguarda la produzione che la vendita. Questa figura professionale può arrivare a guadagnare anche 90 mila euro l’anno.

(articolo pubblicato il 9 aprile 2015 su Tgcom24)

 

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