Via libera della Camera. Ora il testo passa la Senato, non senza polemiche
L’Aula della Camera ha approvato ieri il ddl sul biotestamento con 278 sì, 205 no e sette astenuti. Ora il testo torna al Senato in terza lettura. Il testo fu proposto nel 2008, in virtù del caso di Eluana Englaro. E non a caso proprio Beppino Englaro, padre di Eluana, ha commentato in questo modo il via libera della Camera: “È un ddl incostituzionale, che va nella direzione opposta di quella in cui dovrebbe andare, secondo i principi di diritto della nostra Costituzione. L’autodeterminazione terapeutica non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, che non ha niente a che vedere con l’eutanasia. Nessuno, né lo Stato né un medico può disporre della salute di un cittadino”. Il testo, infatti, prevede che l’ultima parola sul fine vita spetti al medico e pone diversi limiti – casi eccezionali, per meglio dire – alla Dichiarazione anticipata di trattamento (Dat). Per Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, è stato riaffermato “il primato del Parlamento rispetto ai provvedimenti creativi della magistratura”. “Una legge largamente condivisa, che tutela sia la libertà personale che la dignità della vita umana”, ha invece commentato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. Laconico, invece, il giudizio di Ignazio Marino (Pd) secondo il quale si tratta di “una legge con cui si dice al medico che se il paziente è morto si possono sospendere le cure”. A detta di Rosy Bindi “prima di questo provvedimento la dichiarazione anticipata di volontà non era regolata, ora è impedita”.