Tra il 2009 e il 2014 fallite 75 mila imprese
Tra il 2009 ed il 2014 il numero dei fallimenti aziendali in Italia è aumentato notevolmente. Non a caso, secondo i dati dell’Ocse rielaborati dal Centro Studi ImpresaLavoro, il nostro Paese è in cima alla classifica dell’area per l’aumento dei fallimenti.
Stiamo parlando di un +66%: dai 9.383 fallimenti del 2009 si è, infatti, arrivati – passando dagli 11.286 del 2010, dai 12.169 del 2011, i 12463 del 2012 e i 14.269 del 2013 – ai 15.605 del 2014. Lievi rassicurazioni sembrano però arrivare dalle stime sull’anno in corso. Basate sui dati CRIBS relativi ali primi due trimestri del 2015, che indicano un rallentamento a 14.242 fallimenti, dunque vicini ai livelli del 2013.
Fatto sta che tra il 2009 ed oggi l’Italia ha visto fallire 75.175 aziende.
Il primato negativo dell’Italia si discosta molto dalle performance di altri Paesi dell’area dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Negli Stati Uniti, per esempio, il numero dei fallimenti è diminuito del 55,1%. Stessa dinamica è stata rilevata anche nel Regno Unito e in Germania dove, rispettivamente, il calo è stato del 23,4% e del 20,5%. Un più lieve -1,1% è stato registrato in Francia.
I dati del Cerved, che prendono in considerazione anche il 2008, parlano invece di oltre 82 mila imprese fallite. Secondo l’agenzia di rating italiana l’elevata mole di fallimenti ha comportato la perdita di oltre un milione di posti di lavoro. In questo senso l’anno peggiore è stato il 2013 con 176mila posti di lavoro cancellati contro i 74mila del 2008 (+136%) e i 175 mila del 2014 (-0,5%).