TAGLI AGLI SPRECHI
E DEMAGOGIA
In un momento oggettivamente difficile per l’economia, si è riaperta la discussione sui tagli ai costi della politica. In questo dibattito si è inserita la proposta di legge (costituzionale) di DiPietro e del Terzo Polo, volta ad abolire le Province e bocciata nei giorni scorsi, per il no della maggioranza e l’astensione (decisiva) del PD. E’ da tempo che ogni qual volta si parla di tagli viene fuori il ritornello dell’abolizione delle Province con annesse campagne di stampa, e puntualmente è successo anche stavolta. Trovo però demagogica la cosa e mi spiego: si dice, da parte dei fautori dell’abolizione,
che tagliare le Province farebbe risparmiare alle casse dello Stato una cifra vicina ai 10 miliardi di euro l’anno, pari alle spese sostenute annualmente da questi enti.
Magari! In un primo tempo ero favorevole anch’io, convinto com’ero dei risparmi. Ma vedendo una puntata di Matrix sul tema, son rimasto colpito da quanto detto dall’allora Presidente UPI (Unione Province) Fabio Melilli, tuttora Presidente della Provincia di Rieti. Certo la sua era una difesa non proprio disinteressata; era tuttavia sensata nel far notare come, se si abolissero le Province (oltre la necessità di una legge costituzionale), bisognerebbe poi metterle in liquidazione, nominare i commissari, aprendo procedure lunghe e farraginose. Riflettendo su questo, ho cambiato idea, tanto più che i 10 miliardi di cui sopra si risparmierebbero se, oltre alle Province, se ne abolissero anche le funzioni, licenziando i dipendenti. Ve l’immaginate il licenziamento di massa dei dipendenti? O che nessuno si occupi più di ristrutturare strade o scuole provinciali? Impossibile! Tanto che i fautori spiegano che funzioni e dipendenti se li spartirebbero Regioni e Comuni. Il solo vero risparmio sarebbe, dunque, (non granché ma pur sempre qualcosa) relativo ad elezioni e costi di Consigli e Giunte provinciali. Ed a ciò veniva incontro una proposta del Ministro Brunetta: abolire l’elettività delle Province trasformandole nell’assemblea dei sindaci dei Comuni componenti quella Provincia, i quali sindaci sarebbero divenuti i consiglieri provinciali, col sindaco del capoluogo che sarebbe divenuto Presidente della Provincia. La cosa fu accantonata per l’opposizione leghista; si era infatti alla vigilia delle amministrative 2009, tornata in cui si rinnovavano ben 62 amministrazioni provinciali, e il partito di Bossi che in quelle chiamate al voto, esprimeva un solo Presidente, si preparava, come poi avvenne, a far bottino pieno: ne avrebbe infatti ottenuti 9, tra cui Bergamo, Brescia e Venezia. Due parole sull’astensione del PD: trovo ingeneroso buttare la croce addosso a Bersani, e non tanto da parte di un Terzo Polo o di un DiPietro alla ricerca di qualche voto, da togliere, appunto, al PD, ma soprattutto da parte di commentatori e organi di stampa vicini al centrosinistra. Ho stima di Giannini, che si fa leggere (su Repubblica) ed ascoltare (nei dibattiti TV) volentieri, ma parlare di autogol e di sconfitta politica mi pare francamente esagerato. Riprendere, in un dialogo sensato maggioranza-opposizione, proposta tipo quella di Brunetta, permetterebbe di ridurre un po’ di costi (questo solo si può fare) senza buttare fumo negli occhi all’opinione pubblica, ingannandola con proposte demagogiche. Ci sono, però, diversi enti inutili che sopravvivono a se stessi: abolirli comporterebbe (questo si) dei risparmi, senza dover toccare enti, come le province, che qualche (poche, a dire il vero) funzione ce l’hanno e che soprattutto servono da raccordo tra le Regioni e i piccoli comuni, i quali difficilmente potrebbero confrontarsi con un Ente (Regione) così grande e molto spesso distante, non solo fisicamente, dal territorio. Sarebbe, al contrario, utilissimo, ridurre le auto blu e i voli di Stato, il cui costo si stima pari a circa 5 miliardi di euro annui (in tal senso un’interrogazione presentata due settimane fa dall’on. Cimadoro, dell’IdV). Ma se è fuori discussione per alcuni deputati o ministri particolarmente esposti, la necessità della scorta, non si capisce perché non possa valere da noi quel che la Merkel ha imposto ai componenti del suo Governo: ad eccezione (se ben ricordo) del Cancelliere, dei Ministri di Interni e Difesa, tutti gli altri componenti del Governo devono, ad esempio, usare voli di linea. Ed un adeguamento, inoltre, delle indennità dei parlamentari e dei finanziamenti per i partiti al livello europeo, sarebbe una dimostrazione da parte del ceto politico nostrano di sapersi fare carico dei sacrifici, senza scaricarli solo sui cittadini, in un momento così difficile per il Paese. Ci sarebbe poi il capitolo delle spese per auto blu, indennità, portaborse e pensioni, degli enti locali, Regioni in primis: si lamentano sempre (a volte giustamente, va riconosciuto) dei tagli che gravano sui loro bilanci, ma se dessero il buon esempio su questo, avrebbero maggiore autorevolezza e più voce in capitolo proprio relativamente ai tagli.