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Crescita mondiale ancora fragile nel 2016

FmiLa sostanza non cambia: l’incertezza mostrata nel 2015, cui ha seguito un’espansione modesta, potrebbe ripresentarsi nel 2016. Secondo il Fmi, che ha comunicato le nuove stime sull’economia globale, è ancora presto per prospettare una piena ripresa. E per queste ragioni, nel nuovo anno, si attende una crescita ancora fragile.
Le previsioni fanno il paio, in qualche modo, con quelle della Banca mondiale che di recente ha rivisto al ribasso le stime di crescita per quest’anno. Il Pil globale, afferma la Banca mondiale, dovrebbe attestarsi al 2,9% (vale a dire 0,4 punti in meno rispetto alle stime di giugno).
A pesare sono i medesimi nodi (irrisolti) dell’ultimo periodo: la guerra dei prezzi del petrolio, il rallentamento delle economie emergenti e in particolare l’andamento dell’economia cinese, che nel quarto trimestre 2015 ha fatto segnare una crescita del 6,8%, chiudendo l’anno a +6,9% corrispondente ai valori minimi da 25 anni.
Pechino è alle prese con un nuovo modello di sviluppo economico, più orientato a “premiare” la domanda interna. In parte la dimostrazione di ciò giunge dalla crescita del settore dei servizi che ora pesa per la metà del Pil (al 50,5%), anche se un ulteriore rallentamento generale dell’economia cinese era stato previsto proprio dal calo a dicembre dell’attività di questo segmento, al livello più basso da 17 mesi.
Sul fronte del mercato del petrolio, l’Opec (l’Organizzazione dei paesi esportatori), prevede un riequilibrio della produzione a partire da quest’anno, in quanto una sua riduzione da parte dei paesi non Opec si renderà necessaria a causa dei bassi prezzi. L’Opec, su spinta dell’Arabia Saudita, ha promosso una politica di sovrapproduzione per contrastare i concorrenti, in particolare gli Stati Uniti e lo shale oil. E ora c’è da considerare il ritorno dell’Iran sul mercato, dopo lo stop alle sanzioni.
Ciò è avvenuto in una fase di domanda più debole e il conseguente abbattimento dei costi (il prezzo del greggio è sceso nei giorni scorsi al di sotto della soglia psicologica dei 30 dollari al barile, la prima volta dal 2004) ha favorito in un primo momento i consumatori, ma potrebbe causare nel prossimo futuro un ulteriore rallentamento con ripercussioni su inflazione e ripresa (piena) dei consumi.
In definitiva il Fmi prevede una crescita mondiale di 3,4 punti percentuali per l’anno in corso e di 3,6 punti per il prossimo. Entrambe le previsioni sono state riviste al ribasso dello 0,2%.

 

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