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Risparmio energetico: quanto conta la tipologia abitativa?

Bolletta-gasbollettaIl risparmio, secondo una recente indagine di SosTariffe.it, potrebbe essere di oltre mille euro l’anno sulle spese di riscaldamento per una tipica abitazione italiana rispetto ad un’abitazione meno efficiente di pari metratura. Insomma, la tipologia abitativa conta e ha un impatto economico non indifferente sulle tasche delle famiglie italiane.
Per Confartigianato un quinto delle case in Italia risulta essere vecchio e in cattive condizioni. Si tratta, nel complesso, di circa 2.051.808 edifici residenziali, (il 16,8% del totale) in mediocre e pessimo stato di conservazione. Una percentuale, spiega Confartigianato, che sale al 21,1% per gli edifici costruiti prima del 1981, mentre si riduce al 4,7% per gli edifici nati tra il 1981 e il 2011.
Quali conseguenze? Intanto, le cattive condizioni delle case, rappresentano un rischio per la sicurezza dei cittadini. In più “contribuiscono a gonfiare la bolletta energetica delle case”. A tale proposito si osserva che il comparto residenziale determina il 28,8% dei consumi finali di energia, una percentuale superiore a quanto rilevato per i trasporti su strada (27,7%) e per l’industria (22,7%).
In questi anni il trend al ribasso dei prezzi delle abitazioni è il risultato di alcune combinazioni – crisi economica, difficoltà delle famiglie, stretta creditizia – che si può quantificare in un crollo di oltre il 20% dal 2008. Ma ciò non è avvenuto sempre e ovunque: i prezzi delle tipologie abitative di ultima generazione, rispetto al restante patrimonio immobiliare, sono rimasti abbastanza alti.
Il risparmio, allore, è da considerare nel lungo periodo. L’acquirente, infatti, dovrebbe prestare attenzione alla classe energetica (che va da “A+” e “A” – tipologie a basso fabbisogno di calore – a “G” – tipologie ad alto fabbisogno di calore), per cui si stima che che una casa in classe “F” consumi per metro quadro fino a cinque volte di più di una casa in classe “A”.
Allo scopo di migliorare gli standard delle abitazioni è necessario, suggerisce Confartigianato, rendere stabili e permanenti – nella misura indicata nella legge di Stabilità 2016 – gli incentivi fiscali per il raggiungimento “della riqualificazione del patrimonio immobiliare, il risparmio e l’efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, rilancio delle imprese delle costruzioni” oltre che “l’emersione di attività irregolari”.
Nel nostro paese si contano 12.187.698 edifici residenziali (l’84,3% degli edifici totali) con 31.208.161 abitazioni. Dal lato imprese, fa sapere ancora Confartigianato, la filiera dei settori delle costruzioni e dell’indotto manifatturiero ammonta a 680.354 imprese e 1.664.426 addetti.
Per lo più sono aziende di piccole dimensioni: 594.828 micro e piccole imprese fino a 20 addetti dell’edilizia, installazione di impianti e fabbricazione dei mobili, per 1.343.467 addetti. All’interno dell’indotto manifatturiero operano, poi, altre 85.526 imprese e 320.959 addetti (pari, cioè, al 19,3% dell’intera filiera).

 

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