La crisi tra speranze e deficit di futuro | T-Mag | il magazine di Tecnè

La crisi tra speranze e deficit di futuro

di Matteo Buttaroni

La situazione economica italiana ha provocato una profondo senso di incertezze alimentando in questo modo il deficit di speranza e di futuro, condizione che, trasversalmente, ha investito ogni individuo al di là dell’appartenenza politica, della classe sociale, delle fasce di età e di genere e della diversa territorialità. Lo scenario descritto, che di per sé sembra rasentare un pessimismo da letteratura, è in verità reso evidente dall’ultima indagine Tecnè secondo cui ad oggi il 50% degli intervistati ritiene il proprio tenore di vita peggiorato, il 41% invariato e solo il 9% migliorato. Non solo. A “scrutare il futuro” appena il 21% confida in un miglioramento, mentre il 41% è convinto che peggiorerà ulteriormente.
I dati raccolti fanno il paio con quanto evidenziato all’interno del Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes. La situazione economica italiana, viene spiegato, è nettamente peggiorata secondo il 67% degli italiani e il 56,6% crede che non riuscirà a migliorare nel corso del 2012. Pochi, anzi pochissimi sono coloro che pensano che la situazione sia migliorata rispetto al 2010: 1,4% degli italiani. In riferimento al territorio i più pessimisti sarebbero gli abitanti di Sardegna e Sicilia, di cui ben il 76,1% crede che la situazione sia nettamente peggiorata. A seguire le altre regioni del Sud con il 75,6%. Anche nelle diverse aree politiche si riscontra un pessimismo pressoché trasversale. Ciò vale per il 73,3% degli intervistati che si dichiarano di sinistra e per il 67,3% di coloro che si professano di destra, e ancora per il 61% dei “centristi”, 58,9% per il centrosinistra e 57,4% per il centrodestra. Netto il dato riguardante il peggioramento riscontrato da chi non dichiara alcuna appartenenza politica: 95,6%.
Il quadro dipinto dall’Eurispes appare più negativo rispetto alla ricerca Tecnè. Infatti, solo il 6,1% degl intervistati crede che il prossimo anno la situazione migliorerà, contro il 56,6% che prevede un peggioramento e il 26,9% che pronostica stabilità.
A influire pesantemente sull’umore e sulle speranze degli italiani è la scomparsa dei risparmi. Il 48,5% delle famiglie italiane è costretto a usare i soldi messi da parte per arrivare alla fine del mese, di cui il 45,7% riscontra comunque notevoli difficoltà nel superamento dell’ultima settimana, mentre il 27,3% confida di non riuscire ad arrivare allo stipendio successivo.
Netto distacco tra chi non riesce a mettere denaro da parte e chi qualche risparmio a stento riesce ad accampare, rispettivamente il 70% ed il 15,7%. Il 24,9% e il 18,6% dichiarano rispettivamehte di non riuscire a pagare il mutuo o la rata dell’affitto.
Quello che si presenta è una sorta di addio al risparmio e un abbandono della speranza di riuscire a crearselo. A fronte dei dati raccolti emerge che meno del 5% del campione è certo di riuscire a mettere soldi da parte, contro il 13,1% che afferma che probabilmente ci riuscirà ed il 38,2% che pensa che probabilmente nel 2012 non ci sarà possibilità di risparmio. Ancora alto il valore dei pessimisti assoluti che per il 34,8% è certo che non si riuscirà a mettere soldi da parte. Se è difficile risparmiare grazie al proprio conto corrente, rimangono comunque le fonti di investimento. La più comune di tutte è sicuramente il mattone, seguito dall’acquisizione di fondi o azioni e dall’investimento in titoli di Stato. Il dato rilevante è quello secondo cui, quasi un terzo degli intervistati, non sa come investire i propri risparmi.
Altro fattore di notevole incisione sulla speranza degli italiani è il calo del potere d’acquisto, riscontrato dal 73,6% degli intervistati. Opinione diffusa sostanzialmente in modo uniforme tra le varie classi di età, di genere, di appartenenza politica e di territorio. In particolare gli italiani hanno tagliato le spese ralative ai regali, che dal 77,8% dei casi del 2011 sono aumentati all’82,7% del 2012. Pressapoco lo stesso aumento è stato registrato nei tagli alle spese dedicate alle vacanze, da 70% a 72,2%; anche nei prodotti in saldo e all’acquisto di abbigliamento in negozi economici, gli intervistati hanno affermato di aver effetuato tagli alle spese nel 75,4% e nel 73,4% dei casi.
Il lento svuotamento delle proprie tasche ha costretto gli italiani ad avvicinarsi sempre più al prestito bancario. I motivi principali sono l’estinzione del mutuo (41,9%), il saldo di vecchi debiti accumulati (33,1%), le spese cerimoniali come battesimi, comunioni, matrimoni (13%), le spese mediche (9,8%) e le vacanze (2,8%). Il dato preoccupante, in questo contesto, è che il 6,3% degli intervistati non potendo ricorrere ai prestiti bancari ha chiesto aiuto a usurai.
Anche le relazioni sono state “toccate” dalla crisi economica, infatti, il 73,1% degli intervistati limita le uscite fuori casa, di cui il 56,7% sostituisce le uscite a cena con rimpatriate casalinghe con gli amici e un percentuale simile sostituisce il biglietto del cinema con un dvd o un film in streaming. Secondo il 67,9% del campione la crisi fa guadagnare tempo alla famiglia, i cui valori inossidabili sono sottolineati anche nell’ultimo studio del Censis. Ma la crisi obbliga in determinate circostanze gli italiani a fare a meno del “passato”. Non sembra troppo un caso, dunque, il proliferare di una sorta di mercato dei “ricordi”. Basti pensare che sono aumentate di molto le vendite online di oggetti e beni nonché incrementati gli affari di esercizi commerciali come i “Compro-Oro”.

 

1 Commento per “La crisi tra speranze e deficit di futuro”

  1. […] della merce”, fatto sta che il consumismo è duro a morire. E ciò, pare, nonostante una percezione pessimista della vita a medio e lungo termine. Prendiamo alcuni esempi. Il 43,9% degli italiani (dati Eurispes) possiede […]

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