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La proposta di legge elettorale non è una truffa

di Stefano Iannaccone

Un attentato alla democrazia, una truffa, o addirittura una “vaccata dopo la porcata”. La proposta sulla legge elettorale ha già scatenato furenti polemiche. Ma tante analisi risultano errate o quantomeno viziate da un interesse di parte.
Il sistema proporzionale può avere tanti difetti, ma non può certo essere indicato come esempio di scarsa democraticità. Il meccanismo ripartisce i seggi in Parlamento sulla base dei voti conseguiti. Una “fotografia” esatta della situazione politica nel Paese. Peraltro, se davvero il proporzionale fosse poco rappresentativo, dovremmo avvisare Germania e Spagna del fatto che vivono in un sistema a rischio democratico. Infatti i governi di Berlino e di Madrid si formano con alleanze post elettorali. Un fatto in piena linea con i dettami della democrazia.
Il cittadino sceglie il partito (e il candidato) di riferimento e con i numeri a disposizione vengono formate le maggioranze parlamentari. Non c’è, dunque, nessuno scandalo, anche perché l’indicazione a priori della coalizione è solo un’altra anomalia tutta italiana. L’insurrezione contro la proposta emersa dal vertice Pd-Pdl-Udc attacca il “ritorno ai riti della Prima Repubblica”. Tuttavia va ricordato che nella Seconda Repubblica i suddetti riti (leggasi: spartizione di potere) avvenivano prima delle elezioni, invece che dopo. Oppure è capitato che qualche partitino alzasse il tiro delle pretese perché aveva conquistato lo 0,2% in più rispetto alla previsione. Gli spettacoli non edificanti, pertanto, non dipendono dal sistema elettorale, ma dalla qualità della classe dirigente.
Infine, gli accoliti della tesi “inciucista” parlano di scarsa democrazia, ma allo stesso tempo sostengono la posizione secondo cui il leader di un partito, che non raggiunge il 10%, può aspirare a diventare presidente del Consiglio, prima attraverso le primarie di coalizione e quindi attraverso la candidatura alle Politiche. È davvero democratico che un il leader di un partito, che rappresenta una netta minoranza dell’elettorato italiano, si metta alla guida di un governo? O è più democratico misurare la propria forza elettorale e farla pesare in Parlamento?
In sintesi: le valutazioni fioccate dai partiti medi e da quelli più piccoli sono legittime sotto il punto di vista politico. Ma la litania sulla “tutela della democrazia” è meglio lasciarla perdere, perché è basata su un interesse di bottega. Proprio la stessa accusa che viene mossa ai principali partiti.

(già su Sfera pubblica)

 

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