Gli Stati Uniti e il “government shutdown”
È iniziato lo shutdown del governo statunitense, non accadeva dal 1996. Il mancato accordo sulla legge finanziaria tra democratici e repubblicani che avrebbe dovuto stanziare le risorse utili per le funzioni del governo ha provocato perciò uno stop mai riproposto dai tempi dell’amministrazione Clinton.
A causa del government shutdown avverrà ora la chiusura di alcuni uffici federali e circa 800 mila impiegati del settore pubblico non lavoreranno. Il mancato accordo è dipeso anche dalla contropartita richiesta dai repubblicani: l’approvazione del budget in cambio dell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta dal presidente Obama, che entra in vigore proprio il primo ottobre. Tuttavia, generalmente, i programmi di sanità pubblici e le pensioni, i sussidi di disoccupazione e la malattia continueranno a essere pagate. Anche la Federal Reserve continuerà a operare e lo stesso sarà per la polizia di frontiera.
Con ogni probabilità in compenso, i parchi nazionali saranno chiusi e funzionari dell’esercito potrebbero non essere pagati dopo la prima settimana dall’inizio dello shutdown.
Il fisco americano, inoltre, potrebbe congelare i rimborsi delle tasse, così come la Federal Housing Administration, vale a dire l’ente federale che garantisce i mutui per i cittadini meno facoltosi, potrebbe non erogare fondi e anche normali procedure burocratiche (rilascio di documenti, ad esempio) potrebbero subire rallentamenti.
Il Congresso dovrebbe approvare una legge che alzi il tetto del debito entro la seconda metà del mese. Se ciò non dovesse accadere gli Stati Uniti sarebbero costretti al default.