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La ripresa dei distretti industriali

Il fatturato delle imprese distrettuali dovrebbe crescere sia nel corso del 2015 e del 2016, tornando ai livelli del 2008
di Mirko Spadoni

produzione_industrialeL’Economist li aveva dati per finiti, mentre altri si erano detti convinti del contrario. Adesso diversi studi sembrano dare ragione a quest’ultimi: alla fine del 2015, il fatturato dei distretti industriali italiani dovrebbe tornare ai livelli precedenti alla crisi economica, recuperando definitivamente il gap accumulato dal 2008 al 2012.
Cosa è un distretto industriale? I distretti industriali sono costituiti da una comunità di imprese – generalmente di piccole e medie dimensioni, con meno di 250 addetti ciascuna – e di persone unite, oltre che da relazioni territoriali, anche da legami socio-economici e attive in uno stesso settore.
Nel 2011, stando ai più recenti dati Istat, i distretti industriali italiani erano 141 (nel 2001 erano 181) e rappresentavano circa un quarto del sistema produttivo del nostro Paese, assorbendo il 24,5% dell’occupazione nazionale. Numeri, questi, che permettono di capire la rilevanza dei distretti nel tessuto produttivo italiano.
Durante gli ultimi anni i distretti industriali hanno accresciuto la loro estensione territoriale, dimensione demografica ed economica: mediamente ogni distretto è costituito da 15 comuni (13 nel 2001), abitato da 94.513 persone (67.828 nel 2001) e presidiato da 8.173 unità locali (6.103 nel 2001) che assorbono 34.663 addetti (26.531 nel 2001).
Alcuni studi sostengono che i distretti industriali italiani stanno reagendo meglio di altri alle difficoltà dovute alla crisi economica. Secondo quanto rilevato da un rapporto di Intesa Sanpaolo, che analizza e mette a confronto i conti di 12.100 imprese distrettuali e 34.300 non distrettuali, nel biennio 2013-2014 il fatturato dei distretti è cresciuto dell’1% annuo dopo il crollo del 2012 (-3%).
Confermando in parte quanto certificato in occasione del Rapporto 2014 di Unioncamere: il 37,5% delle imprese distrettuali prevedeva un aumento del fatturato. La situazione, complici il cambio dell’euro con il dollaro – più favorevole rispetto al passato – e il calo del costo dell’energia, dovrebbe migliorare nel breve periodo: il fatturato delle imprese distrettuali italiane, spiegano gli analisti di Intesa Sanpaolo, crescerà sia nel 2015 (+3,1%) sia nel 2016 (+3,2%). Alla fine di quest’anno, i distretti dovrebbero aver recuperato così i livelli di fatturato del 2008. Finalmente.

Un risultato decisamente positivo per un settore che, come ricordato da Unioncamere lo scorso anno, vanta un saldo attivo import-export pari a 77 miliardi di euro, impiega ben 1,4 milioni di addetti e produce 75 miliardi di Prodotto interno lordo.
Del resto e a giudicare dalle statistiche, le 278 mila imprese, che compongono i distretti industriali sparsi sul nostro territorio, hanno dimostrato una maggiore capacità di esportare (il 42% delle imprese sono esportatrici contro il 32% delle aree non distrettuali), di attrarre investimenti diretti esteri (31 partecipate estere ogni 100 imprese contro 22), registrare brevetti (61 brevetti ogni 100 imprese contro 42) e marchi (39 marchi ogni 100 imprese contro 20).

(articolo pubblicato il 25 febbraio su TGCOM 24)

 

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