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L’Eurozona continua a mostrare segnali di ripresa

eurozona_occidente_crisiNonostante i timori per i rallentamenti dell’economia cinese (l’attività manifatturiera in Cina ha subìto nel mese di ottobre una contrazione per l’ottavo mese consecutivo, sebbene a livelli superiori dalla precedente rilevazione: l’indice Pmi è passato a 48,3 punti dai 47,2 di settembre), l’Eurozona continua a mostrare segnali di ripresa e rinnovata vitalità.
A partire dal mercato del lavoro, è il caso di sottolineare. Infatti, la disoccupazione nell’Eurozona è scesa a settembre al 10,8%, vale a dire ad un livello che così basso non si osservava da gennaio 2012 (dati Eurostat). E comunque, complessivamente, nell’Ue il tasso di disoccupazione è diminuito al 9,3%.
I tassi più bassi di disoccupazione nell’Ue hanno riguardato, al solito, Germania (4,5%), poi Repubblica Ceca (4,8%), Malta (5,1%) e Regno Unito (5,3% a luglio). Al contrario, nessuna novità sostanziale per quanto riguarda i paesi che presentano i tassi di disoccupazione più alti nell’intera Unione: Grecia (25% a luglio), Spagna (21,6%), Croazia (15,4%) e Cipro (15,1%). Eppure la Spagna, a suo modo, è un caso interessante.
Se la Francia, ad esempio, ha visto crescere in un anno il proprio tasso di disoccupazione dal 10,4% al 10,7% e altrettanto il Belgio (dall’8,6% all’8,7%), la Spagna – che mantiene un tasso di disoccupazione molto alto – ha visto migliorare la situazione, con un calo in 12 mesi del 2,4%, dal 24 al 21,6%.
Una notizia positiva che potrebbe giovare al governo di Mariano Rajoy, in vista delle imminenti elezioni. Secondo le stime di Madrid, il tasso di disoccupazione in Spagna si è attestato al 21,2%, che è il livello minimo da quattro anni a questa parte. Il numero delle persone non occupate è sceso di oltre 298 mila unità rispetto al trimestre precedente, ma è rallentato – in linea con l’andamento del Pil – il numero di nuovi posti di lavoro creati, che sono stati 182 mila rispetto ai 412 mila del secondo trimestre.
Il Prodotto interno lordo della Spagna è cresciuto dello 0,8% nel terzo trimestre (del 3,4% su base annua), mentre nel trimestre precedente era cresciuto dell’1% rispetto ai tre mesi prima e del 3,1% sull’anno.
Ovviamente i problemi restano. Tutto sommato una persona su cinque continua ad essere senza lavoro e la maggior parte dei nuovi posti di lavoro sono a tempo determinato, quindi non stabili. Poi c’è Bruxelles che poche settimane fa, pur riconoscendo alla Spagna la capacità di rendersi una delle economie più vivaci dell’Ue, ha invitato Madrid a “mantenere una politica di bilancio responsabile”. In più c’è l’aggravante della disoccupazione giovanile, che si attesta sempre a livelli vertiginosi.
La disoccupazione giovanile nell’eurozona è risultata nel mese di settembre in lieve calo, scendendo al 22,1% dal 22,3% di agosto. Ma Grecia (48,6% a luglio), Spagna (46,7%) e Croazia (43,1%) registrano tuttora percentuali spaventose (l’Italia è il quarto paese con il tasso di disoccupazione più alto, al 40,5%).
Il buon momento dell’Eurozona, e della Spagna, è testimoniato infine dall’indice Pmi manifatturiero elaborato da Markit che a ottobre si attesta a 52,3 punti. Quello spagnolo in verità è sceso a ottobre a 51,3 punti dai 51,7, pur mantenendosi in territorio positivo (oltre i 50 punti si segnala una fase di espansione, al di sotto di quella soglia l’indica sta ad indicare una fase di contrazione). In Francia l’indice è rimasto stabile (50,6) punti, in Germania è leggermente diminuito (a 52,1 da 52,3), mentre è in Italia che si registra una delle migliori performance, con la crescita a 54,1 punti dai precedenti 52,7 sostenuta dal buon andamento di produzione e ordini.

 

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