Consumatori e imprese, le nuove tasse del 2020
Per evitare l’aumento dell’Iva, la legge di Bilancio 2020 ha introdotto alcune nuove imposte che avranno impatti anche negli anni successivi
di Redazione
La Legge di Bilancio, tra le varie novità, vede l’introduzione quest’anno di una serie di nuove tasse sia per i consumatori che per le imprese. La prima che entrerà in vigore, più volte discussa e modificata, è la plastic tax che prevede da luglio un’imposta di 45 centesimi al chilo per alcuni prodotti in plastica monouso e imballaggi.
È stata rimandata a ottobre invece l’introduzione della sugar tax, la tassa sulle bevande analcoliche zuccherate, che prevede un’imposta di 10 centesimi a litro. Da questa le stime del governo prevedono un’entrata per lo stato pari a 58,8 milioni dalla sua adozione e poco più 260 milioni nel 2021. Aumenta invece la cosiddetta tassa sulla fortuna: dal 15 gennaio il prelievo sulle vincite dalle slot machine superiori a 200 euro aumenterà al 20%, mentre la stessa percentuale sarà introdotta a marzo per le lotterie istantanee come gratta&vinci e Superenalotto, per le vincite superiori a 500 euro. Da questo incremento le stime prevedono incassi per lo Stato di circa 308 milioni di euro, che andranno a compensare le mancate entrate per il rinvio della plastic e della sugar tax.
Dal 1° luglio entra in vigore la tassa sulle auto aziendali che rivoluziona l’attuale imposta del 30%. Il fringe benefit per le auto aziendali diminuirà al 25% per le vetture meno inquinanti, mentre salirà dal 40 al 60% nel 2021 per quelle con maggiori livelli di emissioni. Questa differenziazione in base all’impatto del veicolo sarà un’operazione a saldo zero. La precedente versione della manovra, che imponeva una tassa al 60% per tutte le auto aziendali e al 100% per quelle di grossa cilindrata, avrebbe generato entrate statali per 330 milioni di euro nell’anno.
Si attendono invece circa 708 milioni di gettito dal 2020 dalla web tax, la tassa che è entrata in vigore già il 1° gennaio sui servizi digitali, e prevede un’imposta al 3% sui ricavi dell’anno precedente dei big di internet.
Le nuove tasse, nonostante le conseguenze che potrebbero avere per i consumatori, sono servite per evitare l’aumento dell’Iva dal 22% al 25%. Un incremento questo che avrebbe comportato, secondo diverse stime, un rincaro medio per le famiglie di 540 euro l’anno.