Diaspora. Un social contro l’altro | T-Mag | il magazine di Tecnè

Diaspora. Un social contro l’altro

di Francesca Pucci

Si chiamano Maxwell, Daniel e Raphael i tre studenti americani che hanno progettato “Diaspora”, un nuovo social network con un nuovo modo di condividere contenuti in rete e che ha tutte le carte in regola per diventare, almeno sulla carta, un diretto e pericoloso concorrente per il dominio di Facebook. I progettisti stessi non amano parlare di anti-facebook, ma è chiaro che questo nuovo social network ha trovato in questa opposizione la sua fortuna.
Diaspora sta a Facebook come il giorno sta alla notte, ed è opportuno cercare di capire meglio come funziona questo nuovo social network che si propone di stravolgere i cardini con cui finora i siti di questo genere sono stati costruiti.
Diaspora, il cui nome è tutto un programma, è un social network open source che si propone di far interagire tra loro gli utenti, ma con la fondamentale differenza, rispetto ai social network attuali, che i loro dati non verranno archiviati su server esterni gestiti dai fornitori del servizio quanto sui computer degli stessi user.
I dati personali rimarranno quindi memorizzati sull’hard disk dell’utente, definito tecnicamente “seed”, e sarà una sua libera scelta se e quanto condividere con la rete dei contatti, mantenendo pertanto il pieno controllo dei propri dati che potranno essere eliminati, modificati o arricchiti in ogni momento, senza lasciare ad altri il controllo.
Diaspora consente comunque un’integrazione con i vari Facebook, Twitter e simili, ma la novità concettuale alla sua base potrebbe aprire nuovi e interessanti sviluppi per il mondo dei social network, che potrebbero passare così da una struttura centralizzata come quella attuale a una struttura decentrata, in cui la comunicazione avverrebbe direttamente tra seed, cioè tra utenti, senza che i dati passino per dei server terzi fuori dal loro diretto controllo.
Il business di Diaspora è quindi matenere i dati personali, per l’appunto, personali, come dovrebbe essere, e questa trasparenza nei confronti degli utenti favorisce uno scambio di idee ancora maggiore.
Sarà una rivoluzione in grado di unire i vantaggi del social networking al rispetto della privacy o si tratterà solamente di una bella idea che difficilmente avrà successo? Per il momento è difficile dirlo, anche se appare chiaro un po’ a tutti come, con l’aumentare del numero degli utenti di queste reti sociali, sia sempre più sentito il bisogno di garantire un alto grado di sicurezza a tutte le informazioni che circolano ogni giorno su internet.

 

1 Commento per “Diaspora. Un social contro l’altro”

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