Nulla di nuovo dal discorso di Monti
L’umiltà e la visione
Di Francesco Riccardi
Nulla di nuovo, sinceramente. Ma molto di rivoluzionario, di questi tempi. Un’agenda strettamente tecnica di cose da fare e al tempo stesso l’apertura di un orizzonte di futuro. Che tratteggia un’Italia «riscattata», ricollocata al suo posto – al centro dell’Europa che ha contribuito a formare nei suoi ideali e a costruire nelle sue strutture – finalmente libera di riprendere in mano il proprio destino dopo essersi guardata dentro con onestà.
Il discorso programmatico del nuovo presidente del Consiglio non sorprende né emoziona più di tanto. Le concessioni alla retorica sono poche, le frasi a effetto ancor meno. L’esposizione è quasi piatta, fin troppo facile definirla ‘professorale’. Per certi versi, però, assume i tratti dell’esame di coscienza collettivo. Ecco ‘i nostri mali’, sembra dire Mario Monti spiegando ciò che non va. Ecco ‘l’atto di umiltà’ per riscattarsi, con «un governo di impegno nazionale per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza». Perché il nodo è questo: siamo in una tempesta finanziaria che può travolgere la nostra economia e la nostra società, che può portarci a una bancarotta della quale a pagare il prezzo maggiore sarebbero i più deboli.
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