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Spagna. Il trionfo dei Popolari di Mariano Rajoy

di Antonio Caputo

Mai come stavolta, i sondaggi della vigilia si sono rivelati azzeccati ; trionfo per i Popolari di Mariano Rajoy
doveva essere, e trionfo per i Popolari di Rajoy è stato: 46.8% dei voti validi (ma la Spagna considera anche i voti bianchi e nulli e quindi il dato scende al 44.6) e oltre 16 punti di vantaggio sui Socialisti, che detenevano, con Zapatero, il governo dal 2004, e la conquista, per la seconda volta dal ritorno della democrazia dopo il Franchismo (1977), di quella maggioranza assoluta (186 seggi) al Congresso dei Deputati (Camera Bassa del Parlamento di Madrid), che permetterà loro di governare in solitudine. Fino ad ora i Popolari avevano raggiunto tale traguardo solo nel 2000, anno della trionfale conferma dell’allora Premier José Maria Aznar (due volte invece, l’obiettivo fu raggiunto dai Socialisti: in entrambi i casi con Felipe Gonzales, negli anni 80).
Il delfino di Zapatero, Alfredo Rubalcaba, candidato premier socialista, ha subito ammesso la sconfitta, una vera e propria debacle: 30,1% dei voti validi (28,7 considerando anche bianche e nulle), minimo storico, tanto in voti, quanto in seggi (appena 110), con una perdita secca di 14 punti percentuali, rispetto alle precedenti elezioni del 2008, che segnarono la conferma del Premier Zapatero.
Una certa ripresa la fa segnare la sinistra radicale di Izquierda Unida: sotto al 4% e a rischio scomparsa (con due soli seggi), nel Parlamento uscente, si porta ora attorno al 7%, quasi raddoppiando i suoi voti, e a 11 seggi. Proprio il tracollo di Izquierda Unida ed il travaso di voti (“utili”) al PSOE di Zapatero fu la causa principale della vittoria dell’allora Premier, tre anni e mezzo fa, dato che i Popolari di Rajoy (oggi alla sua terza candidatura) recuperarono non pochi voti rispetto alla sconfitta del 2004, voti soprattutto di cattolici, che spostatisi a sinistra nel voto del 2004, perché delusi dal Governo popolare di Aznar sulla guerra in Iraq, rimasero parecchio scottati dalla sfida frontale lanciata alla Chiesa dal governo socialista.
Sulla base dei sondaggi, ho elaborato una simulazione sui seggi, che si è rivelata corretta: tanto precisi sono stati gli istituti demoscopici (46/47% ai Popolari, attorno al 30 i Socialisti: esattamente il risultato
verificatosi), che non è stato difficile ricostruire addirittura ex ante l’esito parlamentare. Attribuivo ai Popolari
una “forchetta” tra 179 e 197 seggi e ne hanno presi 186; la “forchetta” socialista viaggiava tra 106 e 126 seggi ed il dato finale è stato di 110.

La causa scatenante del disastro elettorale dei socialisti è stata la crisi economica che ha colpito, a partire dal 2008, la Spagna, ben più duramente che altri Paesi europei; non contravvenendo alla regola non scritta, in base alla quale chi sta al governo in periodi di crisi viene puntualmente sconfitto alle successive elezioni, l’elettorato spagnolo ha severamente punito il Partito al governo, premiando l’opposizione.
Le perdite socialiste (14 punti percentuali, pari ad oltre quattro milioni di voti) si sono riversate in tutte le direzioni: verso destra, con l’incremento di sei punti e mezzo per i Popolari (ma il guadagno in termini di voti è stato di appena 600 mila); verso sinistra, con la già ricordata ripresa di Izquierda Unida; verso le formazioni autonomiste, in crescita di voti (quattro punti in più a livello nazionale) e seggi (un guadagno di una quindicina circa); e verso l’astensione, con due milioni di astenuti in più rispetto alla precedente tornata.
Uno sguardo alla geografia elettorale per quanto riguarda i partiti maggiori: le storiche roccheforti socialiste
(Catalogna, Paese Basco e le zone più povere, come l’Andalucia) crollano fragorosamente. Nei territori baschi, exploit dei separatisti di Amaiur, formazione vicina a Batasuna, storico Partito indipendentista, nonché braccio politico della famigerata ETA, che proprio di recente ha annunciato l’abbandono della lotta armata, che da decenni insanguina il Paese; in Catalogna sorpasso degli autonomisti moderati di Convergenza e Union sui Socialisti; PSOE che subisce l’onta del sorpasso (ad opera popolare) persino in Andalucia. Le due sole province dove resta la prevalenza per il Partito di Rubalcaba sono l’andalusa Siviglia e la catalana Barcellona. Reggono bene, al contrario, le roccheforti popolari di Madrid, Valencia e della Castiglia.
Rajoy nella piazza di Madrid che lo osannava ha dichiarato che il tempo dei festeggiamenti si esaurisce nella notte della vittoria, e che, passata l’euforia, bisogna mettersi subito al lavoro, col concorso di tutti per superare la crisi che ha sfibrato il Paese. Si spera possa riuscire nel suo intento, anche perché, malconcia com’è, l’Europa certo non potrebbe permettersi il fallimento di una nazione come la Spagna. Rubalcaba, dal canto suo, ha annunciato la convocazione del congresso socialista, per discutere una strategia di rilancio: ne avrà il PSOE di strada da fare.

 

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