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Il “Servizio pubblico” di Michele Santoro

di Giorgia Del Cupola

Ci sono voluti ventisette canali locali, quattro satellitari, quattro siti web e un canale radio, ma Michele Santoro proprio non poteva tacere. A fronte di una situazione così delicata nel nostro Paese, a fronte del baratro in cui stava per sprofondare il governo, quello stesso governo che negli ultimi anni gli ha sbarrato le porte della televisione generalista, il Servizio pubblico dell’ex conduttore di Annozero assume le forme di una missione. Una missione da troppo tempo dimenticata dal giornalismo e soprattutto da quella che per antonomasia doveva svolgere l’autentico servizio pubblico: la Rai. O in ogni caso, più in generale, l’informazione, il cane da guardia della politica capace di svelare le magagne della società senza rispondere ad alcun padrone.
Diciamo anche che la fortuna ha largamente arriso a Santoro, che a sette giorni dal suo esordio crossmediale poteva già raccontare una delle più acclamate cadute di governo degli ultimi decenni e gli ascolti della prima puntata hanno infatti registrato picchi da rete nazionale con oltre il 12% di share, per un totale di due milioni e 835 mila spettatori. Certo, nelle puntate seguenti questi dati sono andati via via ridimensionandosi, assestandosi per ora sull’8%. Comunque un gran risultato che può riempire di orgoglio il giornalista e il suo staff perché indica che l’obiettivo è stato raggiunto: dire la verità ritenuta più scomoda e scardinare un sistema di asservimento della comunicazione al potere politico.
L’altra innovazione che questo programma ha introdotto è la partecipazione in Rete degli utenti-spettatori per consentire loro di interagire con la trasmissione mentre essa si svolge, attraverso i commenti in tempo reale sui social network.
Aggiungiamo inoltre che il pubblico è in parte il finanziatore della trasmissione, in quanto in centomila hanno aderito alla donazione di dieci euro per la realizzazione del progetto. Sono già positivi i risultati raggiunti finora da Santoro, ma saranno ben più significativi gli effetti sul lungo termine. Che si possa assistere all’inversione del dogma secondo cui il medium è il messaggio?

 

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