La Monna Lisa del Prado, una scoperta che fa discutere | T-Mag | il magazine di Tecnè

La Monna Lisa del Prado, una scoperta che fa discutere

di Stefano Di Rienzo

La scorsa settimana si è sentito parlare ai telegiornali e sui quotidiani di un ritrovamento eccezionale: la copia della Gioconda di Leonardo rinvenuta nei fondi del Museo del Prado a Madrid, in cui esiste una copia perfetta o quasi realizzata nello stesso periodo dell’originale leonardesco (1503-1506), e nell’ambito della sua bottega. A dare la notizia sono stati gli esperti dello stesso museo, dopo il lungo restauro e lo studio di quest’opera. Si, perché il dipinto è stato erroneamente catalogato come una copia della Gioconda un po’ triste e troppo scura, tanto che sembrava realizzato nel 600 magari da un pittore fiammingo o olandese, una replica scarsamente rilevante ai fini della storia e piuttosto banale per l’arte.
Miguel Falomir, (Direttore del Dipartimento della Pittura Italiana e Francese moderna del Prado) ha precisato che “l’opera era presente nelle collezioni reali di Spagna almeno dal 1666”, (questo è il primo riferimento riscontrabile sui documenti). Nuovi studi e un accurato lavoro di restauro che è consistito prima in un approfondito studio tecnico e dopo in una ripulitura complessa e laboriosa, ha tolto la pesante patina nera del XVIII secolo che ricopriva la tavola ad olio riportando alla luce l’opera e permettendo agli studiosi di studiarla con estrema attenzione. Il restauro ha rilevato una nuova storia tutta da scoprire. Infatti gli stessi restauratori hanno sentenziato che non si tratta di una copia, ma di una replica dipinta da uno degli allievi prediletti di Leonardo, Francesco Melzi o probabilmente Andrea Salai, annoverato tra gli amanti di Leonardo. Salai avrebbe copiato il ritratto passo passo, o meglio pennellata dopo pennellata direttamente al fianco del Maestro nello studio fiorentino quando ancora Leonardo stava dipingendo l’originale.
Miguel Falomir ha detto a El Pais che non ci sono dubbi circa la simultaneità tra l’esecuzione della replica e l’originale (1506). La copia sarebbe un caso unico di work in progress, importante oggetto di studio per dare nuovi elementi sui ripensamenti avuti da Leonardo nell’esecuzione. Un vero documento illustrato delle modalità di lavoro del Genio simile in tutto – se non ovviamente per il talento – al suo lavoro, lo stesso soggetto, il paesaggio sullo sfondo identico a quello dell’originale, solo il viso è diverso più tondo quello dell’originale al Louvre allungato e più rigido quello del Prado, nell’uso degli stessi materiali il legno di noce e perfino nelle misure delle due tavole quasi identiche: 77x 53 per la Monna Lisa originale 76×56 per la gemella.
Perché Leonardo abbia permesso a Melzi o a Salai di sedere al suo fianco e di dipingere lo stesso soggetto è ancora un mistero. Gli esperti del Prado pensano che al contrario delle tante copie che abbondano nel mondo, questo dipinto potrebbe fornire nuove informazioni e misteri che aleggiano sulla Gioconda del Louvre da tempo ritenuta il ritratto di Lisa Gherardini moglie di un ricco mercante fiorentino chiamato Francesco del Giocondo. Approssimativamente la donna ritratta dovrebbe avere 30-35 anni, la Gioconda del Prado è invece più giovane, di anni ne ha più o meno una ventina. Se fosse la figlia dello stesso Francesco del Giocondo? Ma è un’ipotesi come un’altra, alle tante domande di esperti e curiosi risponderà la scienza. Sofisticate ricerche durate circa un anno in cui sono state impiegate macchine fotografiche digitali, raggi x, riflettografia, laser e scanner hanno dato risultati che molto probabilmente cambieranno il corso delle teorie e delle interpretazioni circa il leggendario ritratto, per questo gli specialisti del museo del Prado hanno riclassificato l’opera. Ana Gonzales Mozo, (ricercatrice del Gabinetto del Museo del Prado) ad un convegno alla National Gallery di Londra ha dichiarato che “la limpidezza dell’opera ora recuperata ha permesso di scoprire che il ritratto fu eseguito nella officina di Leonardo probabilmente nello stesso periodo in cui lavorava alla sua tela originale, inoltre la studiosa ha sottolineato l’estrema somiglianza tra le due opere non solo nel volto femminile ma anche nel paesaggio toscano che fa da sfondo. Lo stato di conservazione della Monna Lisa del Prado è migliore di quella del Louvre ha affermato la studiosa e questa gemella aiuterebbe a capire alcuni aspetti dell’originale, ciò consentirà di studiare con più precisione i materiali pittorici con cui sono eseguite le due Gioconde e forse di decifrare alcuni misteri che circondano il capolavoro di Leonardo”.
La copia sarà al Prado fino al 21 febbraio, poi partirà alla volta di Parigi dove dal 29 marzo al 25 giugno sarà esposta al Louvre accanto alla Monna Lisa di Leonardo in una mostra dedicata al Maestro in occasione della presentazione del restauro ultimato del “Sant’Anna”. In questo modo tutti potranno verificare differenze e somiglianze tra i due dipinti.

 

2 Commenti per “La Monna Lisa del Prado, una scoperta che fa discutere”

  1. LE 2 GIOCONDE SONO AFFACCIATE SUL LARIO Vorrei qui smentire la versione data dal Dott. Gabriele Finardi del Museo del Prado sulla copia della Gioconda che sarà esposta al Louvre da oggi nella mostra sul restauro della Sant’Anna. In particolare vorrei smentire che l’opera è stata realizzata parallelamente all’originale nello studio fiorentino di Leonardo e che possa essere stata realizzata con certezza da Francesco Melzi con un paesaggio tipicamente toscano. L’osservazione del paesaggio emerso dal restauro ha reso possibile, grazie alla messa in luce di caratteristiche simili a quelle dell’originale leonardesco, ma in modo ancor più preciso e amplificato rispetto allo stesso originale, ci porta ad individuare, nello sdoppiamento della linea d’acqua sul lato sinistro, in perfetta linea col lato destro, quella prova, fino ad oggi sconosciuta, che ci può far affermare con una certa sicurezza che la Gioconda si affaccia su un paesaggio non certamente toscano ma lombardo e precisamente si tratterebbe del Lago di Como e dei suoi due rami. In primo piano è infatti possibile riconoscere il ramo lecchese con la caratterista vetta seghettata del Resegone e in secondo piano, sulla sinistra, la presenza di un bacino d’acqua che nell’originale non è più visibile probabilmente a causa dell’alterazione dei pigmenti e di gran parte della superficie pittorica del dipinto; la posizione dello stesso collocata orizzontalmente rispetto alla diagonalità di quello in primo piano portano ad accostarlo col ramo comasco del Lario. Una pulizia dell’originale del Louvre porterebbe certamente ad una conferma di questa constatazione ma i forti rischi di un simile intervento hanno sempre impedito di vedere in modo più chiaro i colori reali e il paesaggio retrostante la Gioconda. E’ pertanto giusto ora considerare cosa tale ipotesi possa apportare di nuovo alla lettura critica e storica della Gioconda ed alla attribuzione di identità della stessa. Potrebbe rappresentare questa tesi una conferma all’ipotesi già avanzata dal sottoscritto nel 2005 sull’identificazione della Gioconda con una donna della corte sforzesca: Bianca o Caterina? E che la sua ambientazione logica e naturale sia il territorio del Ducato milanese di cui il lago di Como faceva parte. Per quanto riguarda la paternità della Gioconda del Prado, a mio avviso la questione è ancora aperta. Si può rintracciare il suo autore nella scuola Milanese proprio fra Melzi, Salaì e Luini; e, secondo quanto affermava già nel 1700 Padre Luigi Lanzi, in particolare nella mano del Luini, considerato da Lanzi allievo diretto del Vinci e suo più celebre imitatore; il Luini (1481-1532) avrebbe potuto eseguirlo prima di Melzi (1491-1568) e Salaino (1480-1524), quando Leonardo era appena tornato, nel 1506, a Milano da Firenze . Infatti si ha notizia dell’attività del Luini già dal 1507 e considerando che Leonardo rimase a Milano fino alla fine del 1515 (secondo la recente lettera trovata dal Pedretti), vi sono molte probabilità che l’incontro fra i due sia realmente avvenuto prima della partenza di Leonardo per la Francia e che questa copia della Gioconda sia proprio una delle prime effettuate dal giovane allievo. Sono molti i particolari che lo possono rivelare: i drappeggi, le loro trasparenze, le espressioni, i riccioli dei capelli, le sopracciglia, la posa delle mani, gli incarnati, ecc…. I drappeggi confrontati con alcune Madonne del Luini presentano le stesse caratteristiche e la medesima morbidezza nel rapporto fra pieni e vuoti, fra chiari e scuri; così come la ricerca della trasparenza nella sovrapposizione dei veli della spalla la possiamo ritrovare nella Salomè di Boston o nella Holy Family del Museo del Prado. Particolarmente interessante è il confronto fisionomico con la Santa Caterina del Museo di Budapest dove è presente un lieve strabismo della Santa che richiama quello della copia del Prado. Naturalmente le opere del Luini citate per questo confronto sono più tarde, più mature; in esse si può apprezzare l’insegnamento del maestro che si rivela attraverso la morbidezza che è propria di Leonardo e che Luini apprese come nessun altro fra gli allievi. Il fatto che nella Gioconda del Prado siano presenti tali caratteristiche plastiche, anche se appena accennate, è la dimostrazione che la copia venne effettuata poco tempo dopo la frequentazione, da parte di Bernardino, dello studio milanese di Leonardo. Prof. Ernesto Solari

  2. Gloria Cuzzi

    Faccio i complimenti al prof. Ernesto Solari che ritengo abbia fatto una critica veramente corretta dell’opera .
    Il museo del Prado ha tutto l’interesse a mostrare l’opera come dipinta nello studio del da Vinci contemporaneamente a Lui .

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