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Il caso Eternit e le malattie professionali

di Fabio Germani

Si mantennero operative la fabbriche pur essendo a conoscenza del rischio. E quel che è peggio è che, all’epoca dei fatti, non furono prese le giuste misure né garantite le adeguate tutele ai dipendenti. La sentenza (definita infatti “storica”) con cui il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere il 65enne miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il 91enne barone belga Louis De Cartier De Marchienne alla fine del processo Eternit è l’epilogo di una lunga e triste vicenda che però non rende giustizia ai tanti lavoratori alle prese con malattie professionali manifestatesi dopo un lungo periodo di latenza. Soprattutto coloro – come nel caso della multinazionale Eternit, appunto – a stretto contatto con l’amianto, materiale messo fuori legge nel 1992 e causa di tumori e patologie da asbesto.
Per i giudici fu disastro doloso. Le persone decedute sono state oltre duemila, 800 gli ammalati. Per un totale di 80 milioni di euro di indennizzi alle oltre cinquemila parti civili.
L’Inca (Istituto nazionale confederale di assistenza) ha rilevato sulla base dei dati Eurostat e dell’Organizzazione internazionale del lavoro che ogni anno nell’Unione europea muoiono per malattie professionali 159.500 lavoratori. Nel 2009 – secondo le stime Inail – le denunce sono state 34.646 con un incremento rispetto al 2002 del 29,2% (in cifre significa 7.822 segnalazioni in più). Nel 2010, invece, sono state addirittura 42.397. L’incremento è dipeso soprattutto dalle nuove malattie tabellate (decreto ministeriale dell’aprile 2008) come quelle muscolo-scheletriche individuabili in tempi ridotti e originate da sovraccarico bio-meccanico o dalla ripetitività dei movimenti. Le patologie da asbesto, rispetto al 2009, sono aumentate del sette per cento.
“Le malattie professionali – spiega al riguardo Emanuele Moriconi, consigliere Aitep (Associazione italiana tecnici della prevenzione), interpellato per l’occasione da T-Mag – risultano in aumento perché molte aziende, dove il pericolo non è evidente né immediato, prendono sottogamba i rischi a lungo termine. C’è da dire che le sostanze cancerogene e gli agenti chimici che possono provocare le malattie sono tutte classificate e nonostante ciò circa il 30% degli operatori di settore non utilizza le dovute precauzioni. Spesso perché non si è neppure a conoscenza delle norme o perché ignari del pericolo”.
L’Inail ha reso noto che l’incidenza degli eventi mortali sugli indennizzi è maggiore tra le malattie professionali che tra gli infortuni. Le patologie tumorali sono riconosciute come tali nel 50% dei casi (e costituiscono il 90% di quelle indennizzate). È notizia di queste ore che la Procura di Milano sta indagando sulla possibilità che ex dipendenti dell’Atm, oggi malati, siano stati tra gli anni ’70 e gli ’80 a contatto con l’amianto. Indovinate quale sostanza è la maggiore causa di malattie professionali?

 

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