La strategia di Renzi
L’antidoto del Pd all’avanzata grillina. Matteo Renzi, il rottamatore per antonomasia, ha elaborato una strategia di immagine ben precisa: proporsi come l’unica soluzione convincente (e vincente) al sentimento di protesta che monta tra l’elettorato. E che il Movimento 5 Stelle riesce a intercettare con facilità. Il sindaco di Firenze, infatti, è uscito dall’oscurità in cui era finito negli ultimi mesi, rilanciando il tema de ricambio generazionale nel Partito democratico. L’avvicinamento delle elezioni Politiche ha impresso una svolta per Renzi: stop al basso profilo dei primi mesi del governo Monti e avvio della marcia verso la candidatura.
Argomenti. L’anti-grillismo di marca renziana ha sfruttato due livelli di comunicazione. Il primo è un riconoscimento, anche esplicito, alle tematiche sollevate dall’ex comico, ora leader del M5S. La trasparenza e la riduzione dei costi della politica sono argomenti che il rottamatore propone per incanalare il malcontento popolare in un voto verso un partito tradizionale come il Pd. Ovviamente dopo un accurato lavoro di restyling. Il passaggio comporta, dunque, un cambio ai vertici a partire dalla leadership. Il secondo livello, invece, riguarda la polemica con Grillo, etichettato come il “campione delle contraddizioni”. Da un lato il riconoscimento, dall’altro l’attacco. Il risultato è l’immagine del leader-Renzi come un “antipolitico istituzionale”. Quindi un autentico rinnovatore.
Primarie. Lo spirito democratico del sindaco di Firenze evoca un elemento fondante del Pd: la scelta diretta del leader. In una parola: primarie. La competizione, oltre a richiamare un simbolo identitario dei democrat, è anche un fattore di vantaggio per Renzi: il suo eloquio può risultare assai più persuasivo rispetto all’approccio non proprio spumeggiante di Bersani.