Speciale Cannes. Il secondo giorno al Festival
Giampiero Francesca
In attesa di vedere l’ultima fatica del nostro Matteo Garrone, Reality, e ancora curiosi di saperne di più del film di Yousri Nasrallah (una sala troppo piena ci ha costretto a rimandare di un giorno la visione del film) decidiamo di snobbare la proiezione del concorso di De Rouille et d’os di Jacques Audiard (che per questo probabilmente vincerà un premio) e di dedicarci ad una delle sezioni parallele da sempre più interessanti: Un certa in regard.
Il programma prevede in apertura la rivisitazione in chiave moderna di Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij da parte del kazako Darezhan Omirbayev. Il suo Student però risulta troppo piatto, lento e privo di scarti nel ritmo, per essere anche solo avvicinabile al suo scomodo originale. L’idea di riportare al giorno d’oggi il romanzo di Dostoevskij per criticare, attraverso le vicende di uni studente di filosofia, il sistema capitalistico risulta poi fin troppo forzata. Di ben altro spessore è il secondo film di questa sezione, Beast of the southern wild di Benh Zeitlin. La vicenda della piccola Hushppupy, di suo padre e della loro comunità, costretta a vivere in una realtà apocalittica in una terra devastata dalla costruzione di una diga, è infatti di grande impatto emotivo. Le immagini sporche, le inquadrature traballanti, le musiche enfatiche accompagnano le dolorose vicende di Hushppupy lasciando, al di là di ogni altra più profonda riflessione, fortemente emozionati.
Ma il momento più atteso della giornata è sicuramente la proiezione di Müll im garten Eden di Fatih Akin. Il regista tedesco di origine turca, già autore di film come Soul Kitchen e Ai confini del paradiso, presenta a Cannes un documentario sulla discarica di Camburnu, in Turchia. In un ora e mezza di pura inchiesta l’apprezzato autore tedesco descrive con dovizia di particolari la situazione di questa piccola zona sulla rive del Mar Nero, dei suoi abitanti e delle loro vite distrutte dalla discarica. Senza particolare vezzo Müll im garten Eden vuol esser semplicemente un atto di denuncia, semplice e diretto, per un paradiso rovinato dalla mano dell’uomo.
Prima di rientrare, di corsa, in sala non possiamo non fermarci per un attimo davanti al montee de marche, il red carpet di Cannes, calcato stasera da Robert De Niro per la presentazione della versione restaurata di C’era una volta in America. Le quattro ore e venti di questa versione sono impossibili da incastrare in un calendario così fitto di eventi, ma meriterebbero davvero di fermarsi a godere di questo sicuro spettacolo.