Tra il 1997 e il 2010 oltre 10 mila cervelli in fuga | T-Mag | il magazine di Tecnè

Tra il 1997 e il 2010 oltre 10 mila cervelli in fuga

di Azzurra Del Mastro

Sono stati oltre 10 mila i professionisti che, tra il 1997 e il 2010, hanno lasciato l’Italia per trasferirsi stabilmente in altri paesi europei. Il paese che viene scelto con maggiore frequenza è la Gran Bretagna che accoglie circa 4 mila cervelli in fuga dall’Italia, 1.500 scelgono la Svizzera, mentre poco più di mille si recano Germania. Questi dati derivano dall’indagine svolta dal centro studi del Forum nazionale dei Giovani in collaborazione con il Cnel.
I lavoratori che lasciano l’Italia sono altamente qualificati: 2.640 medici, 1.327 insegnanti delle scuole superiori, 596 avvocati e 214 architetti. Ma allo stesso tempo il nostro paese è in grado di attrarre professionisti dall’estero, per lo più rumeni, che tra il 1997 e il 2010 sono stati 5.125, seguiti a lunga distanza dagli spagnoli (1.306) e dai tedeschi (1.030). Bisogna sottolineare, però, che chi decide di trasferirsi nel Belpaese generalmente ha una qualificazione medio-bassa e sono per la maggior parte infermieri (6.531 dei quali 2.154 non specializzati).
Non è certamente facile per un giovane specializzato lasciare il suo paese per andare a cercare fortuna altrove, dove il proprio sforzo e le proprie competenze possano essere riconosciute e ripagate. In Italia, spesso, la sensazione generalizzata è quella di non avere speranze, proprio per questo l’unica scelta risiede nella fuga da un paese con poche possibilità di crescita professionale.
Il Forum dei giovani e il Cnel individuano alcuni ostacoli alla libera circolazione in Europa, come il riconoscimento dei titoli e l’omogeneità dei percorsi formativi, che andrebbero eliminati per facilitare lo spostamento dei professionisti in ambito europeo. I professionisti più agevolati sono i medici e gli architetti; mentre psicologi e giornalisti sono meno avvantaggiati nella mobilità, ma le maggiori difficoltà riguardano notai, commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati. Un altro problema che interessa l’Italia, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), riguarda la regolamentazione nella mobilità Ue, che è segnalata come una tra le più complicate in Europa. Solo la Slovenia, la Turchia e il Lussemburgo seguono all’Italia.
Inoltre, di oltre due milioni di iscritti agli ordini professionali, solo il 9,4% ha meno di 30 anni. In particolare l’indagine evidenzia che un notaio su due ha più di 50 anni e quasi tre medici su quattro sono over 45. I giornalisti e avvocati, invece, possono vantare di lavoratori più giovani, infatti oltre il 60% ha più di 45 anni. Questi dati mettono in luce come è difficile entrare nel mondo del lavoro come lavoratore qualificato, forse proprio questi numeri ci spiegano le scelte di molti giovani italiani decisi a trovare un lavoro adeguato alle loro capacità e competenze.

 

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