L’esortazione di Grillo: “Napolitano abolisca il reato di vilipendio”
“Il presidente della Repubblica giunto alla fine del suo settennato potrebbe chiedere l’abolizione del reato di vilipendio, o almeno la sua depenalizzazione. Sarebbe un bel gesto con cui farsi ricordare”. E’ quanto ha sostenuto giovedì Beppe Grillo sul suo blog.
“Io – ha osservato il leader del Movimento 5 Stelle – dovrei aver già accumulato una decina di ergastoli. Il confine tra satira, critica e vilipendio è materia più indefinibile del sesso degli angeli. Inoltre un cittadino, perché il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge”.
Il vilipendio, secondo il comico genovese, è “un reato che richiama l’assolutismo monarchico e la figura di Luigi XIV” e deriva “dal Codice Rocco del periodo fascista”. Il reato, poi, “non è rimasto sulla carta, a monito. È stato invocato innumerevoli volte, spesso dai partiti a scopi politici, e anche applicato. Giovannino Guareschi fu condannato a otto mesi per una vignetta in cui il presidente Einaudi sfilava, invece che tra i corazzieri, tra bottiglioni di Nebiolo. Dai tempi del duce e di Einaudi qualcosa è cambiato: è arrivato Internet. Per analizzare eventuali vilipendi non sarebbero sufficienti tutti i poliziotti incaricati di scandagliare il web al lavoro per 100 anni. La Rete è troppo grande per essere conosciuta. Alla dove prendo prendo?”.