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Breve ripasso: cosa ha detto il Papa a Milano

di Antonio Caputo

Lasciate, per qualche giorno, le amarezze romane, Benedetto XVI si è recato, nel fine settimana scorso, a Milano, per la VII edizione dell’Incontro Internazionale delle Famiglie. Prima volta da Papa per Joseph Ratzinger nella metropoli ambrosiana, e ritorno di un Pontefice a Milano, dopo ben 28 anni dalla precedente visita (ovviamente di Giovanni Paolo II, nel 1984).
Il Papa è arrivato in una città profondamente diversa da quella di metà anni ’80 (si era nell’epopea della “Milano da bere”), che accolse Karol Wojtyla, una città scelta, non a caso, tre anni fa, per ospitare l’attuale incontro, proprio per la criticità che la famiglia, cristianamente intesa, vive nel contesto meneghino. Un contesto nel quale, a partire da lungo tempo, ma con una accelerazione nel corso degli ultimi anni, segnano il passo i matrimoni, con l’esplosione di adulteri, convivenze, divorzi, unioni gay. Un microcosmo con particolari punte di criticità, insomma, in un’Italia, e nell’intero mondo occidentale, che vede la crisi e la precarizzazione dei rapporti interpersonali, anche (e forse soprattutto) all’interno delle famiglie.
E veniamo al viaggio del Papa, giunto venerdì a Milano, per un primo bagno di folla con la Messa in Piazza Duomo, accolto dalle autorità locali, il sindaco Pisapia, il governatore Formigoni, il presidente della Provincia Podestà.
Le tappe principali del viaggio sono state l’incontro, nella giornata di Sabato, con i cresimandi allo Stadio di San Siro, la veglia di sabato sera e la Messa domenicale all’area Parco Nord di Bresso.
Diversi, nei vari appuntamenti, gli interventi del Santo Padre.
Ai giovani che hanno gremito gli spalti di San Siro, il Papa si è rivolto invitandoli alla generosità e alla disponibilità verso gli altri, vincendo la tentazione dell’egoismo (“nemico della vera gioia”), che consiste nel “mettere se stessi al centro”; un invito, insomma a tendere agli alti ideali, diventando santi.
Ancora, Benedetto XVI si è rivolto alle autorità, nella parte più “politica” del suo discorso, ribadendo che lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia fondata sul matrimonio, e aperta alla vita, e come non possa mai esser consentita la “deliberata soppressione della vita”, come accade, ad esempio, con aborto ed eutanasia. Il Papa ha inoltre spronato i governanti ad impegnarsi seriamente per il bene comune, lanciando una stoccata a proposito della mala abitudine dei politici di ingannare la gente facendo promesse che non si possono mantenere.
Il clou del viaggio si è avuto con la Messa di domenica mattina, davanti ad oltre un milione di fedeli, alla quale era presente il premier Monti e numerosi ministri, le autorità locali e diversi esponenti di vari partiti e delle parti sociali.
Il Santo Padre ha insistito sulla difesa della famiglia fondata sul “matrimonio di uomo e donna”, creati da Dio con “pari dignità, ma con caratteristiche proprie e complementari” per donarsi reciprocamente, realizzando una “comunità d’amore e di vita” che si manifesta nella “procreazione generosa e responsabile dei figli e nella loro cura ed educazione attenta”. La famiglia va difesa, secondo il Papa, perché ciò è un bene anche per la società, dato che essa è la prima “scuola delle virtù sociali”, quali rispetto delle persone, responsabilità, solidarietà, cooperazione. Ancora, dal Papa un no alla “logica unilaterale dell’utile proprio e del profitto”, perché porta ad una concezione del lavoro, della produzione, del mercato, che cozza con uno sviluppo armonico, cozza con il bene della famiglia e mina alla base le fondamenta della società, quando, al contrario, andrebbero armonizzati i tempi del lavoro, della famiglia e anche della festa (invitando a rispettare il riposo domenicale), per costruire una società dal volto umano. La logica del profitto ha come conseguenze nefaste “concorrenza esasperata, disuguaglianze, degrado ambientale, consumismo, disagio nelle famiglie”, con una corrosione dei rapporti interpersonali e familiari, ridotti a “convergenze precarie di interessi individuali”.
Il Papa ha poi spronato le famiglie a vivere, (nonostante la difficoltà nel contesto odierno a rimanere fedeli) la “vocazione meravigliosa dell’amore”, che Cristo ha voluto come Sacramento. Nel suo intervento, il Pontefice non ha fatto mancare anche un pensiero di affettuosa attenzione a chi vive la difficoltà del fallimento del proprio matrimonio, come separati e divorziati, che la Chiesa ha il dovere di accogliere e “sostenere nella loro fatica”.
Un invito, poi, alla Chiesa, (fedeli, preti, vescovi, cardinali) affinché viva la “Comunione con Dio e tra essi, sul modello della Trinità Divina”, nella condivisione reciproca.
Alla fine della celebrazione, prima del pranzo con sette famiglie, l’annuncio che il prossimo incontro si terrà tra tre anni a Philadelphia, e la donazione di 500.000 euro per i terremotati dell’Emilia.

 

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