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Le “risposte immediate” che mancano

Soltanto giovedì Mario Monti, intervenendo al congresso nazionale dell’Acri, riferendosi al suo governo ha sostenuto di avere perso il sostegno di quei poteri forti che lui stesso allontanò quale “spettro” al momento dell’insediamento. Monti annoverava, tra i “poteri forti”, anche Confindustria, il cui presidente Giorgio Squinzi ha però assicurato: “Noi sosterremo tutto quello che il governo farà nella direzione giusta di ritrovare lo sviluppo in questo paese. Su questo potrà contare sul nostro pieno supporto, nel modo più assoluto”. Ma il punto sta proprio qui.
I numeri emersi in queste ultime settimane non hanno evidenziato alcun cambiamento positivo, anzi laddove la situazione poteva aggravarsi ciò è accaduto. Riprendiamo qualche dato, solo per rendere l’idea. Nei primi tre mesi dell’anno la disoccupazione si è attestata al 10,9%, quella giovanile (15-24 anni) al 35,9% (ai massimi dal 1993). Il Centro Studi di Confindustria ha rilevato in termini produttivi un arretramento del nostro Paese con una quota che diminuisce dal 4,5 al 3,3% dal 2007 al 2011, passando quindi all’ottava posizione con il sorpasso di India, Brasile e Corea del Sud. L’Eurostat ha invece confermato la crescita zero per il Pil dell’eurozona e dell’Ue nel primo trimestre dell’anno. Considerato lo stesso periodo, l’Italia ha registrato una flessione del Pil dello 0,8%, il risultato peggiore dopo Ungheria (-1,3%) e Repubblica Ceca (-1%).
Durante il suo intervento alla direzione del Pd, Pier Luigi Bersani ha ravvisato che “servono fiducia ed equità nell’azione di governo e bisogna guardarsi dagli annunci”. I dati sulla crescita preoccupano e – è il pensiero del segretario democratico – sarebbe opportuno che arrivino risposte “anche limitate, ma immediate”. I partiti si preparano in vista del voto (tanto il Pd quanto il Pdl lanciano le primarie) pur confermando in via ufficiale (ma da più parti si cercherebbero volentieri soluzioni alternative) la propria fiducia all’esecutivo sino al 2013. Ma l’incertezza sullo stato di salute economica e sociale del Paese è tanta e al ruolo di prima linea riscoperto nei mesi scorsi in chiave internazionale non segue altrettanta sicurezza entro i confini nazionali. Dirimente in quest’ottica sarà anche il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, che potrebbe delineare le future strategie del governo. Quanto a risposte immediate, però, neppure a parlarne. “Viviamo in un momento molto difficile in cui le risorse sono scarse e maggiori sono le difficoltà delle amministrazioni pubbliche impegnate, sia a livello centrale che locale, in un grande sforzo di rigore e di costruzione delle condizioni di un nuovo rilancio”, ha ammesso il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, nel messaggio inviato al congresso dell’Acri.
Ulteriori conferme del momento non felicissimo arrivano dall’Istat: la produzione industriale ad aprile segna un calo dell’1,9% rispetto a marzo e del 9,2%rispetto allo stesso mese del 2012 (si tratta, su base annua, dell’arretramento più evidente dal novembre 2009). Ancora più eloquente Passera era stato al Festival dell’economia di Trento, la scorsa settimana: “Quando mi si chiede la ricetta per la crescita e di sintetizzarla in pochi punti, trovo una grande frustrazione perché non esiste una singola iniziativa che possa portare alla crescita. C’è un grande lavoro oscuro già fatto in questi mesi”. Come a dire che la via di uscita non sarà imminente.

F. G.

 

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