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Crisi: cercasi crescita disperatamente

Dopo la Spagna, l’Italia. È come un mantra la formula proposta a inizio settimana dalla stampa internazionale – Wall Street Journal e New York Times in particolare – dopo che la Spagna ha ottenuto dall’Eurogruppo aiuti pari a cento miliardi per rifinanziare il sistema bancario. Oltre ai giornali, poi, è arrivata la gaffe del ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, secondo la quale non è da escludere l’ipotesi che anche l’Italia possa richiedere a breve il sostegno dei partner europei. Una posizione, quest’ultima, giudicata inappropriata dal premier Monti e scongiurata in ogni caso dall’agenzia di rating Fitch: “È improbabile che l’Italia abbia bisogno di un salvataggio perché il Paese è in una situazione migliore rispetto alla Spagna”.
Non aggravare la crisi dei paesi più esposti al rischio costa comunque caro. Lunedì il Corriere della Sera ha spiegato:

Nel 2012 il governo (italiano, ndr) stima di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo per 29,5 miliardi che saranno sempre erogati dall’Efsf. In più bisogna conteggiare i versamenti per la sottoscrizione della quota italiana al capitale dell’Esm, (l’European Stability Mechanism), il meccanismo permanente destinato a sostituire il vecchio Fondo salva Stati. Si tratta di circa 5,6 miliardi da versare in due rate. C’è da vedere, a questo punto, se i 100 miliardi di aiuti alle banche spagnole richiederanno un nuovo intervento, appesantendo il conto dell’Italia. Stando all’ipotesi su cui a Bruxelles e Madrid si sta lavorando, non dovrebbe, perché il finanziamento verrebbe dato a valere sul nuovo Esm che dovrebbe partire in luglio. Diversamente sarebbe se invece a scattare fossero ancora le regole dell’Efsf, perché si richiederebbe all’Italia un contributo aggiuntivo pari al 19,8% dei 100 miliardi.
In ogni caso il calcolo è già salato così, 48,2 miliardi di euro di esborsi entro il 2012 senza contare quindi le altre tre rate di versamenti pro-quota del capitale dell’Esm entro la metà del 2014.

Monti ha assicurato che sarà garantita “la stabilità della zona euro con tutti gli strumenti a disposizione” auspicando al prossimo Consiglio europeo che “la discussione sulle modalità per rilanciare la crescita in Europa si sviluppi e approfondisca in vista di decisioni operative”. Ma il dibattito su crescita e austerità è ad un punto fermo, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che ritiene “fatale” interrompere il cammino di risanamento “proprio ora che alcuni Paesi hanno iniziato” il percorso restando così a “metà strada”.
“Signora Merkel – è tuttavia il suggerimento del Sole 24 Ore di martedì –, così non può andare avanti. Non farà molta strada se continuerà ad essere indifferente alla rabbia dei greci, distante dall’orgoglio ferito degli spagnoli, dalle paure italiane e dalle angosce francesi. Tirare fuori 100 miliardi europei (di cittadini europei, una buona parte italiani) per difendere le banche spagnole e ritrovarsi con lo spread BTp-Bund a 473 punti (rendimento al 6,03%) e quello con i Bonos spagnoli oltre quota 520 (rendimento al 6,51%) è solo l’ultima spia di un allarme rosso che lei si ostina a volere ignorare. Non esistono vie alternative. Lo abbiamo già detto e scritto ripetutamente. Bisogna dare un messaggio forte ai mercati: l’Europa esiste, non salta, punto”.
Il direttore del quotidiano della Confindustria, Roberto Napoletano, sostiene che “il tempo delle parole è finito” e che, “con dieci anni di ritardo, il disegno di integrazione politica va portato a compimento attraverso scelte concrete, immediatamente operative. Almeno tre”.
Queste le proposte del Sole per tentare di uscire dalla crisi:

1 – Garanzia unica per i depositi bancari europei. A chi solleva problemi morali, non del tutto infondati, sulla sua introduzione, va spiegato che, in assenza di questo strumento, rischia di pagare di più anche chi si è comportato bene.

2 – Accesso diretto al Fondo salva-Stati (Efsf) da parte degli istituti di credito. Potrà sembrare un dettaglio ma non lo è: le turbolenze di ieri sui mercati sono figlie proprio della convinzione che gli aiuti arriveranno da un secondo fondo di stabilità, Esm, non dall’Efsf, e questo incide sulla qualità e il tasso di rischiosità dei titoli di Stato spagnoli.

3 – Unificazione dei debiti pubblici europei distinguendo (Paese per Paese) il carico degli interessi ma neutralizzando così l’azione della speculazione sui tassi dei titoli sovrani dei Paesi del Sud Europa (e non solo) che si è rivelata molto onerosa. Questo terzo punto è il più complicato. Si può raggiungere solo a patto che si scambi la protezione in comune con la modifica della Costituzione di ciascun Paese per cedere sovranità nazionale e acquistare sovranità europea sigillata da una nuova, vera carta costituzionale. Perché diventi realtà chi governa i singoli Paesi (Francia e Germania comprese) deve avere la forza di far capire ai suoi elettori gli indubbi benefici di breve e medio termine conquistabili con tale scelta. Può sembrare un processo ardito (di certo non è agevole) ma è addirittura obbligato se non si vuole fare la fine dei dieci piccoli indiani di Agatha Christie.

Intanto l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha rilevato che il tasso di disoccupazione dell’eurozona è rimasto invariato all’11%, superiore di 3,7 punti percentuali rispetto ai minimi registrati a marzo 2008.

 

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