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Siamo italiani. E ci piacciono i complotti

di Fabio Germani

Siamo italiani. Ci piacciono i complotti, le dietrologie. E sul calcio, poi, mica si può scherzare. Soprattutto se, come uno spauracchio, riaffiora il ricordo del biscotto che Svezia e Danimarca ci rifilarono nel 2004. Sulla panchina dell’Italia sedeva Giovanni Trapattoni il quale, ironia della sorte, incontreremo stavolta da avversario in qualità di ct dell’Irlanda nell’ultima gara del girone C di Euro2012.
L’Italia gioca due partite alle 18. La prima, poco male, è di domenica. Tutt’al più le mogli avranno avuto da ridire qualcosa ai mariti che non le hanno accompagnate al mare (o che le hanno fatte rientrare prima, i più accomodanti). La seconda si è giocata di giovedì e noi altri, dalla redazione di T-Mag, abbiamo osservato un traffico in aumento tra le 17 e l’ora X, quella del fischio di inizio. Il calcio è una cosa seria e l’Italia affronta la Croazia. È una partita decisiva, ci spiegano per giorni. Dobbiamo vincere se vogliamo assicurarci la qualificazione. Lo facciamo un passo indietro?
Le prime reazioni dopo il pareggio con la Spagna sono state fin troppo benevole nei confronti degli azzurri che, mettetela come vi pare, in ogni caso non sono riusciti ad amministrare un vantaggio che ad oggi sarebbe buono come il pane. La sera stessa la Croazia si mangia letteralmente l’Irlanda per tre reti a una e il risultato ridimensiona un minimo il nostro pareggio con le furie rosse. Dobbiamo battere la Croazia, mica pizza e fichi. E invece ci pareggiamo, ancora uno a uno e ancora permettendo agli avversari di recuperare lo svantaggio iniziale.
Siamo italiani, siamo fatti così. Ci piace rincorrere gli altri, rendiamo di più sotto pressione. Ci elogiamo da sempre (il nostro è il campionato più bello del mondo, siamo una squadra fortissimi…) e un attimo dopo, come neppure la più piccola squadra di provincia oserebbe, esaltiamo un pareggio che ci va stretto anzichenò. Abbiamo fatto uno a uno con i campioni del mondo e d’Europa, mica pizza e fichi.
Insomma, qualche errore lo avremo pur commesso. Epperò stiamo qui a menarcela con il biscotto del 2004, implorando spagnoli e croati di non mettersi d’accordo come fecero svedesi e danesi. Che se succede, la colpa poi è di loro cattivoni, non la nostra.
Siamo italiani. Ci piacciono i complotti e le dietrologie. E complicarci la vita come pochi.

 

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