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Oltre 200 mila bambini negli asili nido

Pubblichiamo di seguito una sintesi del report dell'Istat "L'offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia"

Gli asili nido e gli altri servizi socio-educativi per la prima infanzia rappresentano una componente importante dell’offerta pubblica di servizi sociali per i cittadini. Infatti, i Comuni spendono per questi servizi circa il 18 per cento delle risorse dedicate al welfare locale, per un totale di circa 1 miliardo e 273 milioni di euro nel 2010 (al netto delle quote pagate dalle famiglie).
Nell’anno scolastico 2010/2011 i dati riferiti all’insieme dei servizi per la prima infanzia (asili nido e servizi integrativi) rilevano una percentuale di presa in carico degli utenti complessivamente pari al 14%. Tale indicatore, utilizzato ai fini del monitoraggio dei risultati raggiunti con il Piano straordinario di intervento avviato nel 2007, evidenzia un lieve miglioramento rispetto all’anno “base” di riferimento: nel periodo compreso fra il 2003/2004 e il 2010/2011 si è registrato un aumento complessivo di 2,6 punti percentuali. Del resto, per poter apprezzare un ampliamento significativo della rete dei servizi occorre aspettare i tempi tecnici di realizzazione e attivazione delle strutture. Negli anni più recenti, inoltre, le misure adottate per favorire gli investimenti e l’espansione dell’offerta in questi settori sono controbilanciati dalle ridotte capacità di spesa dei Comuni, fortemente condizionate dai vincoli stabiliti dal Patto di Stabilità Interno, dalla crisi economica e dalle riduzioni dei trasferimenti statali destinati a finanziare le politiche sociali.
L’aspetto che emerge con maggiore evidenza è dato dalle differenze territoriali, ancora molto ampie in termini sia di spesa che di offerta e di utilizzo dei servizi esistenti. Ancora una volta appare evidente la carenza di strutture che caratterizza il Mezzogiorno, in particolare le regioni del Sud. Gli ultimi dati raccolti non lasciano intravedere segnali di convergenza. Al contrario, la distribuzione per area geografica degli utenti dei servizi si presenta ulteriormente squilibrata a sfavore delle regioni meridionali: sono queste regioni che, pur raccogliendo il 34,5% della popolazione di riferimento (bambini fra zero e due anni), accolgono appena il 13% degli utenti nel 2010/2011 (nel 2009/2010 gli analoghi indicatori erano il 31% e il 13,2%) […].
L’indagine “Aspetti della vita quotidiana” svolta dall’Istat con riferimento al 2010, rileva che il 16,3% del totale dei bambini tra zero e due anni frequenta un asilo nido (pubblico o privato).
Il quadro dell’offerta pubblica di asili nido in Italia è la risultante di situazioni regionali molto diverse fra loro. Il Nord-est mantiene livelli superiori rispetto al resto d’Italia, con un incremento continuo dell’offerta comunale che porta l’indicatore di presa in carico al 16,8% nel 2010/2011. L’Emilia-Romagna, in particolare, conserva il primato per la diffusione degli asili nido in termini di numerosità degli utenti (pari al 25,4% dei bambini tra zero e due anni), mentre assieme al Friuli-Venezia Giulia e alla Valle D’Aosta è fra le regioni in cui è maggiormente presente il servizio in termini di percentuale di comuni coperti (83,3% dei comuni per l’Emilia-Romagna, 95% per il Friuli-Venezia Giulia, 94,6% per la Valle D’Aosta, in cui risiede rispettivamente il 98%, il e il 98,5% e il 99% della popolazione target).
Nelle regioni del Centro si è registrato un aumento considerevole dell’offerta, dovuto prevalentemente all’Umbria e al Lazio. Nel primo caso la crescita è significativamente elevata a partire dal 2008 in conseguenza del potenziamento dei contributi erogati dai comuni per l’abbattimento delle rette, consentendo alla regione di conseguire uno dei più alti indicatori di presa in carico (22,3%). Il Lazio, invece, mostra un incremento graduale negli anni osservati. In termini di bambini iscritti su 100 residenti fra zero e due anni, i comuni del centro Italia oltrepassano dal 2004/2005 la media del Nord-Ovest e nel 2010/2011 raggiungono valori molto vicini alla media del Nord-Est.
Permangono decisamente inferiori alla media nazionale i parametri riscontrati per le regioni del Sud e per le Isole, dove il lievissimo, ma continuo incremento dell’offerta osservato a partire dal 2003/2004 sembra subire un arresto nell’ultimo anno. Nella maggior parte delle regioni nel 2010/2011 si registra una diminuzione della quota di bambini iscritti in rapporto ai residenti (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria). La Sicilia e la Campania mostrano invece variazioni di segno positivo ma di poco rilievo, mantenendo quindi livelli di presa in carico molto contenuti (5,2% e 1,9% rispettivamente). La Sardegna, invece, con un ulteriore incremento della presa in carico degli utenti (da 10,9% a 13,6%), si distanzia decisamente dai valori osservati nel resto del Mezzogiorno.

 

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