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La “Casta”: ecco da dove veniamo

Intervista al giornalista e scrittore Sabino Labia
di Fabio Germani

Il 26 ottobre del 1950, su La Stampa, Luigi Sturzo sosteneva che “la critica antiparlamentare nacque in Italia col Parlamento, anzi con i parlamenti dei vari Stati italiani. Tale critica dura da un secolo e non è mai cessata, e non cesserà di sicuro, perché gli italiani non sono mai contenti di se stessi, né della politica del proprio Paese, né delle proprie istituzioni, né degli uomini che vi stanno a capo, né di quelli che sono lì pronti, preparati o impreparati, alla successione”. Queste poche righe sono eloquenti e ancora oggi decisamente attuali. E senza troppi fronzoli aiutano a comprendere il momento di crisi che i partiti stanno attraversando. Quella di Sturzo è una delle tante citazioni che potreste trovare all’interno di ONOREVOLI! Le origini della casta (in vendita su Amazon in formato eBook), ultima fatica del giornalista freelance Sabino Labia, già autore di Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta (2009).
Il libro è un excursus storico della “casta”, tenta cioè di comprenderne le origini abbracciando un arco temporale che va dai primi anni ’50 ai giorni nostri. “Non posso negare di avere cavalcato l’onda – confida Labia a T-Mag –, ma il reale intento del mio lavoro era cercare di capire da dove veniamo. Di casta si parla dai tempi del libro di Rizzo e Stella, ma in pochi ne hanno analizzato le origini. Dalla mia ricerca emerge che tutti i privilegi del passato nel tempo si sono evoluti, purtroppo in maniera negativa”.
Tra ieri e oggi, però, c’è una bella differenza. “I protagonisti del passato – ricorda il giornalista e scrittore – hanno ricostruito l’Italia, quelli attuali l’hanno distrutta. Con questo non voglio giustificare la casta della Prima Repubblica. D’altronde le caste ci sono sempre state nei più svariati ambiti, non solo in politica”. Il libro non presenta divagazioni di antipolitica da avanspettacolo. È piuttosto un percorso storiografico che non risparmia neppure De Gasperi, Togliatti e Nenni affrontando temi – quali gli stipendi, i privilegi e le pensioni dei parlamentari – ancora attuali e presenti sulle pagine dei quotidiani. Ma soprattutto le cronache degli stop and go: ad ogni rinuncia, da sempre, è corrisposta una nuova concessione. L’impressione, insomma, è che in Italia tutto sia cambiato affinché nulla cambiasse. Una tesi che Labia sposa appieno. “Gli italiani – spiega – non sopportano chi dispone di determinati privilegi. E il sentimento è cresciuto nel tempo perché molti parlamentari ne hanno usufruito in maniera negativa. I casi dei cosiddetti peones dicono molto. Anche se c’è da osservare che molti dei peones della primissima Repubblica erano persone che avevano fatto la Resistenza, che sono stati in carcere e che hanno messo a repentaglio la propria vita per l’ideale democratico. Chi sono, invece, i peones che siedono in Parlamento adesso? Dobbiamo capire molto di noi, dobbiamo sapere da dove veniamo. Anche per evitare di nuovo in futuro di ritrovarci con una classe dirigente scadente”.
Abbiamo ancora un dubbio: quanto la crisi economica ha incrementato l’ultima ondata di antipolitica? “La crisi che stiamo vivendo – risponde Labia – non è la prima né sarà l’ultima. Questi sentimenti contrari alla politica in genere derivano da lunghi periodi di malgoverno. E poi, francamente, noi italiani siamo un po’ strani. Non a caso già Sturzo diceva che gli italiani sono ‘antipolitici’ per eccellenza…”.

 

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