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L’economia delle regioni italiane

Pubblichiamo di seguito la sintesi del rapporto della Banca d'Italia "Economie regionali"

Nel 2011 il PIL nazionale ha nettamente rallentato (dall’1,8 nel 2010 allo 0,4 per cento). Nel secondo semestre è diminuito; la flessione è proseguita nel primo trimestre di quest’anno a seguito degli effetti della crisi del debito sovrano nell’area dell’euro che dall’estate ha investito l’Italia.
Il peggioramento degli ultimi trimestri è stato relativamente più intenso nel Mezzogiorno e al Centro, maggiormente dipendenti dalle componenti interne della domanda. Le più recenti indagini congiunturali presso le imprese segnalano, tuttavia, il protrarsi in tutte le aree del Paese del calo del livello degli ordini, della produzione e del clima di fiducia, nonché delle attese negative sulla dinamica del fatturato e degli investimenti. Interviste condotte dalla Banca d’Italia su un campione ristretto di medie e grandi imprese ubicate prevalentemente nel Centro Nord confermano la presenza di una diffusa preoccupazione sullo stato congiunturale, che determina una stasi degli investimenti.
Nel complesso del 2011 il PIL ha ristagnato nel Mezzogiorno e al Centro; è cresciuto a un tasso sostanzialmente in linea con quello medio nazionale nel Nord Ovest, a un ritmo doppio di quello nazionale nel Nord Est.
Il Mezzogiorno è stato caratterizzato da un andamento particolarmente sfavorevole dei consumi, in presenza di una più debole dinamica dell’occupazione e delle retribuzioni e di peggiori attese sulle prospettive del mercato del lavoro. Anche il traino della domanda estera è stato più contenuto nel Mezzogiorno, dato il suo minore grado di apertura ai mercati esteri; vi si è associato un più fiacco andamento del fatturato interno. Gli investimenti sono fortemente calati. Nel Nord Est maggiore è stata la tenuta della domanda, con una dinamica dell’occupazione assai più vivace di quella media nazionale; le esportazioni hanno dato il principale contributo alla crescita, grazie alla maggiore apertura ai mercati esteri.
Il miglior andamento delle vendite delle imprese del Nord sui mercati esteri è il risultato, oltre che di fattori strutturali, anche di precise, recenti scelte strategiche. Le imprese che nelle prime fasi della crisi avevano ampliato la gamma dei prodotti e so- prattutto quelle che avevano diversificato i mercati di sbocco hanno registrato nel 2011 incrementi di fatturato maggiori. Nelle interviste di questa primavera le imprese hanno inoltre segnalato una ricomposizione del loro portafoglio vendite dal mercato nazionale verso l’estero.
La minore crescita del Centro e del Mezzogiorno ha riguardato in particolare l’industria. In base alle nostre indagini, nel 2011 il fatturato industriale è cresciuto di più per le imprese ubicate nel Nord, operanti in particolare nei settori della metalmec- canica e del made in Italy, e per quelle di maggiori dimensioni. Il divario negativo di crescita del Mezzogiorno nel 2011 è stato più contenuto nel settore dei servizi, che nel Sud hanno beneficiato di un maggior impulso del comparto turistico. Nel settore delle costruzioni il valore aggiunto è calato in tutte le aree territoriali, con maggiore intensità al Centro e nel Mezzogiorno.
Nella media del 2011, anche la dinamica dell’occupazione (0,4 per cento in Italia) è stata più debole nel Centro Sud rispetto al Nord, dove l’occupazione è cresciuta in particolare nel Nord Est. Le differenze territoriali riflettono l’andamento dell’occupazione nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni, dove è proseguito il forte calo del numero di occupati, a fronte di un aumento omogeneo nei servizi. In connessione con il peggioramento del quadro congiunturale, nel primo trimestre del 2012 l’occupazione è tornata a ridursi in tutte le aree.
Le opportunità di lavoro per le fasce di età più giovani continuano a deteriorarsi in tutte le regioni; nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione delle persone con meno di 30 anni è oltre il doppio di quello complessivo.
Nella seconda parte del 2011 e nei primi mesi del 2012 sono state intraprese una serie di azioni volte ad accelerare l’utilizzo dei fondi strutturali, anche attraverso una riprogrammazione delle risorse. È stato approvato il Piano di azione coesione; si è iniziato a sbloccare le risorse già stanziate nel Fondo per lo sviluppo e la coesione. In entrambi i casi si è proceduto alla concentrazione delle risorse su pochi assi prioritari.
Nel 2011 i prestiti bancari hanno rallentato in tutte le aree del Paese. La decele- razione, concentrata nell’ultima parte dell’anno, è risultata più marcata nel Nord; essa ha riflesso soprattutto i finanziamenti alle imprese, anche per effetto della debolezza dell’attività produttiva. Anche i prestiti alle famiglie hanno rallentato, in tutte le macroaree e in modo più accentuato nelle regioni centromeridionali. L’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di circa 400 intermediari mostra che ovunque sull’andamento dei prestiti ha influito l’irrigidimento dei criteri di offerta delle banche, in connessione con le difficoltà di raccolta. Nel primo trimestre di quest’anno la dinamica del credito è rimasta debole in tutte le macroaree. A seguito delle recenti misure straordinarie di liquidità adottate dall’Eurosistema si sono però attenuate le difficoltà di raccolta delle banche; secondo la nostra indagine, nel primo semestre dell’anno in corso l’irrigidimento delle condizioni di offerta si attenuerebbe in tutte le aree del Paese.

Il Rapporto della Banca d’Italia

 

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