L’arte astratta di Wasilij Kandinskij (1866-1944) | T-Mag | il magazine di Tecnè

L’arte astratta di Wasilij Kandinskij (1866-1944)

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso il Museo Archeologico Regionale MAR di Aosta si sta svolgendo una mostra monografica su Kandinskij (dal 25 maggio 2012 al 21 ottobre 2012), realizzata dall’Assessorato Istruzione e cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, Milano, e curata da Alberto Fiz (critico d’Arte e giornalista).
Una grande rassegna con 90 opere incentrata sull’arte astratta dell’ultimo ventennio del Maestro tra Italia e Francia, in cui si evidenziano rimandi e confronti.
La rassegna porta l’attenzione sull’iter creativo di Kandinskij in un percorso che prende avvio dal 1925 (quando termina la stesura del fondamentale manoscritto “Punto, Linea, Superficie” che verrà pubblicato nel 1926) e termina nel 1944 anno della sua scomparsa.
L’esposizione si apre con “Spizt-Rund” (Appuntito tondo) del 1925 proveniente dall’Accademia di Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dove compare il riferimento del cerchio come elemento cosmico, e si conclude con “Isolation” un’emblematica testimonianza del 1944.
Tra i più celebrati maestri del 900, pittore e teorico ma anche personalità dedita a diversi interessi tra cui la musica e la scenografia (ha creato alcune scomposizioni sceniche teatrali), Kandiskij non è solo il fondatore dell’astrattismo, ma ha attraversato stagioni diverse passando da una fase iniziale simbolista all’esperienza Bauhaus, fino al periodo parigino degli ultimi anni in cui si recupera il rapporto con la natura. Le testimonianze in mostra provengono da collezioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui L’Accademia di Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Civica Biblioteca d’Arte di Milano. Si possono ammirare inoltre significativi lavori di artisti con cui l’opera di Kandinskij ha instaurato un dialogo fecondo e creativo come Jean Arp, Francis Picabia, César Domela, Joan Mirò e gli italiani Piero Dorazio, Luigi Veronesi, Alberto Magnelli, solo per citarne alcuni.
In una mostra ricca di sorprese è stata ricostruita “la Sala da Musica” dell’Esposizione Internazionale di Architettura a Berlino del 1931 in cui su disegno di Kandinskij fu realizzata una decorazione murale in ceramica. Con la collaborazione dello Sprengel Museum di Hannover viene inoltre proposta, in una sala dedicata, la registrazione della “composizione scenica” di Kandinskij, con scenografie realizzate su un suo disegno. La registrazione ripropone la trasposizione tenutasi presso lo Sprengel Museum di Hannover nel 1996.
Alberto Fiz curatore della mostra afferma che “Il linguaggio sviluppato da Kandinskij come progressiva tensione di forze, conduce ad un superamento dei canoni estetici tradizionali e alla conquista di nuove prospettive spaziali che saranno determinanti per l’arte del secondo dopoguerra con riflessi sull’espressionismo astratto americano.”
Negli anni del Bauhaus, Kandinskij si concentra sulla linea piuttosto che sul colore e descrive i suoni che scaturiscono dagli angoli retti, acuti e ottusi. L’artista non dipinge oggetti che derivano il loro significato dal mondo esterno, ma utilizza le forme astratte nel loro valore esclusivamente pittorico e immanente. I triangoli sono collocati gli uni sugli altri o l’uno accanto all’altro ma all’interno di un vocabolario limitato in cui l’artista investe la pittura di variazioni straordinarie non realizzando mai moduli ripetitivi o prevedibili. In mostra lo dimostrano opere come “Rot in Spitzform” (rosso in forma forte) del 1925 proveniente dal MART di Rovereto o “Quatre” (quattro) del 1934. Sin dalla fine degli anni venti si percepisce una nuova libertà, un consapevole senso dello spazio in opere profondamente poetiche quali: “Stäbchen” (Bastoncini Neri) o Dumpf-Klar (Cupo-Chiaro) entrambi del 1928. In queste sue opere domina il punto. “Il Punto” scrive Kandinskij “è la forma interiore più concisa. Esso è introverso, significa silenzio, non presenta la minima tendenza al movimento in nessuna direzione, né orizzontale né verticale. Non avanza e non retrocede”.
Dopo la chiusura del Bauhaus, alla fine del 1933 Kandinskij con la moglie Nina si trasferisce a Parigi su consiglio di Marcel Duchamp prende un appartamento a Neuilly-sur-Seine. Nella capitale francese rimarrà per undici anni, sebbene appaia isolato in una città dove dominavano i surrealisti la sua ricerca trova nuovi stimoli giungendo a risultati del tutto innovativi spesso non sufficientemente valorizzati.
Mettere in rilievo l’indagine del periodo parigino e uno degli obiettivi della rassegna che presenta una serie di capolavori quali “Noir Bigarré” (nero screziato) del 1935, “Voisinage” (quartiere) del 1938, “Au Milieu e Balancement” (bilanciamento del mezzo) del 1942. Alberto Fiz ci ricorda che “in questi anni l’astrazione non è più un dogma assoluto e Kandinskij si rivolge al mondo della natura attingendo ad un universo infinito di immagini invisibili.” Così morfologie di cellule organiche e creature marine compaiono nei suoi dipinti accanto ad elementi geometrici o a riferimenti segnici che rimandano all’oriente e alla cultura russa. Sono opere che nascondono una forte insofferenza ma anche una sottile ironia. Non è un caso che ad apprezzare il suo lavoro sia Frank Stella, maestro della Pop Art americana e del Minimalismo che si è mosso con straordinaria autonomia nell’ambito dell’Astrattismo. L’artista americano infatti ha individuato nelle opere realizzate da Kandinskij nel periodo parigino un tentativo di superamento del mondo bidimensionale dell’arte astratta creando un nuovo tipo di spazio pittorico senza sconvolgere la prospettiva classica e l’illusionismo tridimensionale.
Il processo di crescita della forma e l’esplorazione del mondo scientifico forniscono a Kandinskij la risposta alle proprie inquietudini, instaurando a Parigi un rapporto di amicizia con Jean Arp, Alberto Magnelli e Joan Mirò, tutti presenti in mostra a testimonianza del dialogo intenso e delle reciproche consonanze. Magnelli è presente in mostra con una serie di composizioni particolarmente significative realizzate tra il 1937 e il 1943 dove non mancano elementi che modificano il rigido costruttivismo delle forme con elementi che richiamano le opere ultime del maestro russo. Magnelli a proposito di Kandinskij ricorda “quando nitido fosse ciascun segno, da quanto ogni forma da lui pensata fosse perfettamente precisa; nulla era lasciato al caso e nulla era imprevisto”. Anche con Mirò si sviluppa un rapporto di ammirazione: Kandinskij non solo visita la sua mostra alla Galerie Jean Bucher nel 1943 ma lo descrive come “il piccolo uomo che dipinge sempre grandi tele, un vero vulcano che progetta i suoi dipinti”.
Di notevole importanza è il rapporto di Kandinskij con l’Italia come conferma la sua mostra personale organizzata tra aprile e maggio del 1934 alla Galleria del Milione di Milano, di cui in mostra è esposto un acquerello (Versunken-Immerso, 1929). A testimoniare questa relazione sono esposte opere di Atanasio Soldati, (pittore astratto) di cui viene esposta l’opera “Trenta”, una riflessione sulle forme segniche che si pone in diretta relazione con l’opera omonima realizzata da Kandinskij nel 1937.
Nel Dopoguerra in Italia un ruolo importante per la totale comprensione dell’arte di Kandinskij è svolta da Pietro Dorazio che lo considera “il grande innovatore della pittura contemporanea per il mezzo secolo che si apre ora”. Dorazio presente in mostra con una rara serie di opere Kandiskiane realizzate tra il 1946 e il 1954, e tra coloro che rivalutano la lezione del maestro russo dopo la sua morte.
Inoltre nell’esposizione è presente il riferimento al design di Alessandro Mendini che offre un vero e proprio omaggio a Kandinskij realizzando un ambiente interamente ispirato al maestro russo con un arazzo, un dipinto, una specchiera, una credenza e il divano Kandissi del 1978, una delle realizzazioni più celebri di Alchimia, dove si realizza una contaminazione tra colore e forma perfettamente coerente con le teorie di Kandinskij.

 

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