Siria, cruenti scontri a Damasco. Per la Croce Rossa è guerra civile
Continuano gli scontri a Damasco. Secondo gli attivisti dell’osservatorio siriano per i diritti umani (gruppo di opposizione basato a Londra), in giornata si sarebbero registrati “i combattimenti più violenti dall’inizio della rivolta”, scoppiata nel marzo 2011. Il gruppo riporta che nella capitale sono esplose violente proteste contro il presidente Bashar al-Assad, i manifestanti avrebbero bloccato alcune strade. Inoltre, alcuni video pubblicati su internet dimostrano che nelle ultime ore gli scontri tra ribelli e truppe fedeli al regime hanno raggiunto i quartieri centrali della città (in particolare Kafar Soussa ed altre aree attigue al palazzo presidenziale), costringendo le autorità ad inviare rinforzi per far fronte all’avanzata dell’opposizione.
I combattimenti hanno luogo all’indomani dell’arrivo degli osservatori ONU a Tremesh, teatro del massacro avvenuto giovedì scorso. Gli osservatori hanno potuto constatare l’uso da parte dell’esercito siriano di elicotteri e carri-armati nel bombardamento della città, il quale ha causato la morte di almeno 140 persone. Il governo non ha riconosciuto queste affermazioni ed ha comunicato che nell’attacco hanno perso la vita solamente due civili. Se le accuse venissero comprovate Damasco avrebbe spezzato un accordo con Kofi Annan, delegato delle Nazioni Unite e della Lega Araba. Il Cremlino ha annunciato che il presidente russo Putin incontrerà domani proprio Annan per discutere della crisi, quest’ultimo avrebbe intenzione di mettere pressione sulla Russia per intervenire e fare cessare gli scontri.
La Croce Rossa Internazionale ha inoltre comunicato che il conflitto, dilagato oltre le città di Idlib, Homs e Hama, è da considerarsi una vera e propria guerra civile. I soldati impegnati nel paese sono dunque ora soggetti alla Convenzione di Ginevra, e perciò potrebbero in futuro essere processati per crimini di guerra.
Come in Bosnia.