Forum Famiglie: “Cancellare l’ora di religione significa cancellare la nostra identità”
“L’esternazione del ministro Profumo è quanto meno sorprendente”, Francesco Belletti, presidente del Forum, commenta così l’affermazione sull’insegnamento della religione cattolica che avrebbe perso ogni significato in Paese sempre più multiculturale e multireligioso.
“Il ministro sembra aver dimenticato che non più di due mesi fa lui stesso, per il ministero, ha sottoscritto le nuove indicazioni nazionali sull’ora di religione, condivise con la Chiesa italiana, indicazioni che peraltro si fanno già carico proprio delle mutate condizioni sociali e culturali. Possibile che a pochi giorni di distanza il ministro rimetta in discussione quell’atto?
Del resto bisogna anche ricordare che già oggi l’insegnamento della religione previsto dagli accordi concordatari, tra Stato italiano e Chiesa (quindi fuori dalle competenze del ministro della Pubblica istruzione) non è assolutamente catechismo o formazione alla religione cattolica, ma ha la finalità culturale di presentare le radici cristiane della cultura del popolo italiano, una rappresentazione tanto più utile quanto più i giovani sono culturalmente e religiosamente lontani.
Del resto i giovani che vengono in Italia incontrano una società che ha la sua identità e nella quale il cristianesimo è storicamente, socialmente e culturalmente, parte integrante.
Peraltro già oggi le famiglie hanno la possibilità di non avvalersi dell’insegnamento della religione, né sarebbe credibile proporre dieci o quindici diverse ore di differenti religioni: ma la domanda fondamentale riguarda proprio la volontà di tutelare le radici della cultura del nostro Paese, di tutelarne l’identità, sia pure soltanto come elemento culturale.
Vogliamo che gli immigrati incontrino una società con la sua storia e le sue radici o un ventre molle in cui tutto è indifferenziato, globalizzato, magari standardizzato da catene di negozi e di prodotti? E se un’identità deve esserci – e non sarebbe possibile altrimenti – non è più ragionevole che i futuri cittadini italiani possano incontrarne e conoscerne le radici più profonde? Non farlo non sarebbe marginalizzarli e rendere più difficile per loro entrare in contatto con la realtà che li circonda?
Il cristianesimo è inserito inestricabilmente nella storia del nostro Paese» conclude Belletti «e solo misurandosi con esso è possibile includere anche altre soggettività, culture e tradizione, per aiutare tutti a comprendere le tradizioni, il disegno delle nostre città, la bellezza del nostro territorio, le nostre opere d’arte: quella storia d’Italia che ha fatto l’Italia”.